È davanti ad un’ottima cena, occasione conviviale per eccellenza, che le lingue, sciolte e celeri, si dedicano all’antica arte del racconto. Tradurre in immagini ciò che la mente conserva nel suo intimo è, spesso, compito arduo, ma, quando sono le emozioni a porsi come nocchiero, la nave del ricordo procede spedita verso il porto sicuro dell’immortalità.

Ed è così, in un certo senso, che nasce il proposito di raccontare una stagione sportiva che molto ha significato per Orzinuovi, per la sua gente, per quella comunità che riconosceva come propri capisaldi l’impegno civico e quello oratoriano, sotto la sapiente guida di personalità, siano essere di laici o presbiteri, capaci di trasmettere un imperituro senso di servizio verso il prossimo.

Nel 1965 viene inaugurato il nuovo oratorio di Orzinuovi, intitolato al grande pedagogo e sacerdote don Bosco, ma da tutti conosciuto, da allora e per sempre, come “il Jolly”. Frutto del lavoro e dell’impegno di mons. Treccani e di don Vanni Gheza – due figure verso le quali lo scrivente, a causa delle straordinarie lodi di cui sono destinatari, nutre un profondo senso di rispetto e gratitudine –, capaci di guardare lontano e di proporre alle famiglie a i giovani di Orzinuovi un luogo che fosse, prima ancora che una struttura in cemento e mattoni, uno scrigno di attività, vita comunitaria e comune serbatoio di esperienze e riflessioni. Qui entriamo nel vivo del racconto, frutto principalmente dell’impegno “storico” di Martino Venturini, il quale, con grande merito, s’è preso la briga di tirare i remi in barca e raccogliere le tante testimonianze e memorie di quegli anni. Ebbene, nel nuovo oratorio v’era spazio anche per un campo da pallacanestro, realizzato con mattonelle di ceramica grezza antiscivolo, un impianto d’illuminazione all’avanguardia e due canestri realizzati niente meno che dagli alunni dell’istituto tecnico professionale Andreana, l’attuale Sacra Famiglia.

Immediatamente, fatto il campo – parafrasando un celebre motto –, era giunto il tempo di fare i giocatori. Molti risposero all’invito, primo su tutti Natale Gardoni e Arturo Pezzola, ai quali non mancò il sostegno, anche economico, del notaio Angelo Cicognini, amante della pallacanestro dai tempi dell’università. Il primo match era fissato per il novembre del 1965, a poche settimane dall’inaugurazione del nuovo oratorio. Allenati e preparati inizialmente da un tal Terletti, “tecnico”, proveniente da Brescia e professionista di certa fiducia di don Vanni, al TC, ben presto, in corso d’opera, successe Aldo Cinquini, reduce da un’importante esperienza nel settore acquisita durante gli anni di studio a Cremona. I primi a scendere in campo furono Carlo Rubini, Franco Zorzi, Ezio Contini e Carlo Lanzetti, provenienti dall’Andreana, nonché Franco Maffeis, Timoteo Motta, Aldo Forbice, Piero Maier, Bruno Turotti, Carlo Severini, Claudio Briola, Oliviero Magri e Gianpietro Galli. Con il tempo, a questi primi appassionati se ne aggiunsero altri, “primavera” del Jolly e ben presto entrati a pieno titolo nel sodalizio sportivo oratoriano. Guido Consolandi, Giuseppe Pescini, Gianpietro Picco, Giuliano Alghisi, Luigi Martinelli, Giuseppe Pagliarini, Mauro Dalè, Franco Tolasi, Gianfranco Barbieri e Martino Venturini, con l’instancabile supporto di Annibale Gavazzoni. 

Gli anni d’oro furono quelli tra il 1965 e il 1975, dove, sotto la guida di Timoteo Motta e Enrico Radi, le “tute rosse”, così venivano chiamati i cestisti del Jolly in onore delle loro divise, bruciarono sul campo avversari degni di nota, taluni perfino militanti in importanti campionati. Furono gli anni della Coppa Italia, strappata alla Pertusini di Varedo, nonché delle vittorie contro la Gardonese, il Manerbio, la Bagnolese, il Soresina, il Casalbuttano, il Crema, la Trevigliese e il Cassano d’Adda, arrivando secondi solo alla blasonata Pinti Inox, militante in serie B.

Un’esperienza breve, sì, ma intesa, che ha avuto senza dubbio il grande merito di aver instillato nella mente e nei cuori degli Orceani quello straordinario amore per il basket che, ancora oggi, anima con emozioni indescrivibili i grandi match della pallacanestro orceana.

Leonardo Binda