Si avvicina a grandi passi l’estate, per il secondo anno anomala, tra restrizioni in continuo cambiamento – si spera in miglioramento – preoccupazioni sanitarie ed economiche. Purtroppo non tutti avranno la possibilità di andare in ferie, ma in generale è forte il desiderio di evadere, almeno per qualche giorno, da questa pesante quotidianità. Chi va di solito in vacanza al mare ripete spesso con gli amici questo simpatico detto: “Pò st’an só bù dè ugà a quadrèl” – anche quest’anno sono capace di nuotare a mattone, cioè vado immediatamente a fondo, come un mattone. Il dialetto ha proprio il pregio di illustrare immagini reali con metafore concise ed esplicite! Molti infatti, compresa la sottoscritta, non avendo potuto imparare da piccoli  a nuotare, malgrado i successivi tentativi, non riescono a vincere la paura dell’acqua! Per fortuna siamo in buona compagnia: se ne vedono parecchie di persone che non si avventurano oltre la profondità d’acqua in cui i piedi toccano con sicurezza il fondo, per sentirsi tranquilli anche se arrivasse una debole onda improvvisa. Si dice che l’acqua del mare, essendo salata, tenga a galla senza fatica… a me non risulta!  Bello comunque passeggiare sulla battigia bagnando solo i piedi o stare a mollo in sicurezza. Quando poi chi è capace si fa una nuotata, i mattoni come me, li aspettano volentieri sotto l’om-brellone leggendo un buon libro, facendo le parole crociate o dormicchiando; così come coloro che andranno in piscina o al lago, potranno godersi un rilassante svago pur non nuotando. Più pericoloso nuotare nei fiumi, anche nel nostro Chiese, perché a tratti ci sono imprevedibili mulinelli e correnti, oltre ad essere gravemente aumentato l’inquinamento. Eppure fino a qualche decennio fa, quando pochi potevano permettersi una vacanza, il Chiese era una meta molto frequentata, per i ragazzini durante tutta l’estate, adatto a scorribande a piedi e in bici; per gli adulti piacevole per la tintarella alternata da un bagno rinfrescante e soprattutto alla portata di ogni portafoglio. A domanda: “Dove vai in ferie?”– classica la battuta “A Chiesenatico!”.

Non c’erano troppe pretese, quasi nessuno conosceva  quei luoghi esotici oggi diventati mete famose e frequentati da turisti abbienti e non. La maggioranza era già felice di poter andare in modeste pensioni o in appartamenti sulla riviera romagnola; la minoranza su quelle più d’elite liguri o toscane. Fortunato da sempre chi è nativo del sud, perché tornando al paese d’origine, si gode la compagnia dei parenti e pure il mare. Tantissime le famiglie che, non avendo proprio alcuna possibilità, mandavano i bambini in colonia, al mare o in montagna, pur di far loro “respirare aria buona o iodio marino” per affrontare meglio i malanni nei rigidi inverni di allora.

Ornella Olfi