Non demorde Marco Togni sul tema “Progetto Mega depuratore del Garda” e lo fa sia ponendosi domande condivisibili, che suscitano anche nell’opinione pubblica giusti dubbi, sia partecipando adincontri mirati che tengono alta l’attenzione sullo spinoso tema. «Ma Acque Bresciane da che parte sta? – si chiede il Sindaco di Montichiari – Mariastella Gelmini – prosegue – quando fu ministro conil Governo Draghi, richiese ed ottenne il commissariamento della Provincia di Brescia per portare avanti, a senso unico, il progetto del depuratore del Garda con i due depuratori di Gavardo e Montichiari. Fece questo quando, oltre ad essere ministro, ricopriva anche il ruolo di Presidente della Comunità del Garda. Un chiaro conflitto di interesse. Circa 15 giorni fa, la Gelmini, oggi “solo” onorevole e non più ministro ma ancora presidente della Comunità del Garda, è andata in visita dal nuovo ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin. Siamo in un paese libero e può andare dove vuole anche accompagnata dai sindaci del Garda, dal Presidente di Garda Uno e da quello di Azienda Gardesana Servizi, come effettivamente ha fatto. Il problema è un altro. Nella nota stampa, che la stessa Gelmini ha diramato a fine visita, ha dichiarato che ad accompagnarla c’erano pure Gianluca Del Barba e Paolo Saurgnani, rispettivamente Presidente e Direttore Generale di Acque Bresciane e questo è un fatto gravissimo! Acque Bresciane s.r.l. è una società pubblica della Provincia di Brescia e non può assolutamente prestarsi a quella o questa parte. Ancor più grave è che si sia prestata alla Comunità del Garda, ignorando le ragioni, i Comuni e i territori del Fiume Chiese. La delegazione gardesana e Acque Bresciane, inoltre, hanno richiesto al ministro “di accelerare sull’esecuzione dei lavori per scongiurare una eventuale rottura del collettore o delle tratte sublacuali che danneggerebbero l’intero ecosistema” Ci chiediamo come i due rappresentati di Acque Bresciane possano recarsi dal Ministro dell’Ambiente a sostenere le tesi dell’On. Gelmini quando la stessa Acque Bresciane lo scorso anno ha messo nero su bianco nella relazione finale dell’ispezione annuale delle condutture subacauli che non vi è alcun pericolo. È ormai chiaro a tutti che quella della sublacuali e della “bomba ecologica” era una scusa messa in piedi ad arte per motivare uno spreco di soldi esagerato per realizzare progetti megalomani. La Provincia di Brescia non deve più permettere che simili fatti accadano da parte della sua partecipata e per tanto deve tutti i provvedimenti necessari, anche cambiando le figure apicali che da anni hanno gestito in malo modo tutta questa vicenda e garantire l’imparzialità da parte della società pubblica». Lo stesso Marco Togni, in data 7 marzo, si è recato a Roma con altri sindaci dell’asta del Chiese, per esserericevuto dal Ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin. «Al Ministro abbiamo portato il nostro punto di vista e la nostra posizione: nessuno di noi è contrario alla depurazione degli scarichi fognari dei comuni afferenti il Lago di Garda che deve essere tutelato ma, allo stesso tempo, abbiamo rimarcato che tale attenzione deve essere posta in egual misura sul fiume Chiese. Abbiamo ripercorso i passaggi fondamentali della vicenda che hanno portato alla nomina del Commissario Straordinario e all’individuazione dei siti di Gavardo e Montichiari: soluzioni che sono state solo ed esclusivamente una volontà politica di parte, a discapito del fiume Chiese senza basarsi invece su una valutazione ambientale strategica. Abbiamo posto l’accento anche sull’aumento spropositato dei costi che graverebbero nelle tasche di tutti i bresciani e chiesto al Ministro di superare il commissariamento e riaffidare alla Provincia di Brescia l’iter decisionale come prescritto dalla legge».

Marzia Borzi