Dunque, dal prossimo anno scolastico, cioè a settembre del 2023, la scuola Primaria di Sant’Antonio diventerà il plesso di riferimento della cosiddetta settimana corta: i bambini, insomma, saranno in classe dal lunedì al venerdì, dalle 8.15alle 12.15, poi, dopo la pausa per la mensa, si tornerà in classe per altre due ore, dalle 13.45 alle 15.45. Per favorire questo progetto, cioè per «aiutare» coloro che, vivendo in altre zone del paese, intendessero comunque frequentare la settimana corta, verrà attivato un servizio navetta che collegherà il centro di Montichiari alla scuola (e viceversa, naturalmente).

Nelle scuole primarie di Borgosotto e Vighizzolo, invece, verrà attivata la scuola mattutina, cioè dalle 8.15 alle 13.15, senza rientri pomeridiani, dal lunedì al sabato. Però, nel caso la settimana corta fosse richiesta da tante famiglie e la scuola di Sant’Antonio non riuscisse a soddisfare tutte le richieste, potrebbe essere che una sezione con la settimana corta venga aperta anche a Borgosotto.

Novità, queste, anticipate all’unisono dal sindaco Marco Togni, dalla sia vice Angela Franzoni e da Maria Maddalena Conzadori, dirigente scolastica dell’Ic1, cioè dell’Istituto comprensivo 1 di Montichiari.

Resta quindi da vedere il perché di questa soluzione, che si sta allargando a macchia d’olio, nel senso che sono sempre più le scuole interessate alla settimana corta. I motivi di questa scelta sono, o possono essere, più d’uno.

Innanzitutto, la possibilità di venire incontro alle esigenze delle famiglie, in molte delle quali entrambi i genitori lavorano, quasi sempre dal lunedì al venerdì, Uniformando l’orario della scuola a quello del lavoro, si ottiene un doppio risultato: essendo a scuola, i genitori non hanno (o hanno meno) problemi di gestione dei bambini nella seconda parte della giornata. E poi, se tutta la famiglia è impegnata dal lunedì al venerdì, significa che, essendo liberi per tutti, il sabato e la domenica possono essere utilizzati per gite, uscite, vacanzine e via dicendo.

C’è poi la questione energetica: alcune scuole (Montirone, ad esempio) passeranno alla settimana corta nella convinzione che, così facendo, si risparmierà su corrente e riscaldamento.

Ma c’è anche una questione che potremmo definire «di principio», nel senso che si cerca di dare alle famiglie la possibilità di scelta. L’esempio di Montichiari è lampante: chi lo desidera può frequentare la settimana corta, gli altri possono continuare con gli orari tradizionali. Certo, avendo più scuole, a Montichiari questa scelta è più facile, mentre nei Comuni che hanno una sola scuola è un pochino più complicato, perché significa avere organizzazioni e orari diversi all’interno di uno stesso istituto, e queste crea qualche problema di organizzazione.

C’è poi la questione docenti, molti dei quali, direttamente o indirettamente, «spingono», tipo «moral suasion» del Presidente della Repubblica, per la settimana corta, che fa comodo anche a loro perché col sabato e la domenica liberi anche la loro organizzazione familiare ci guadagna.  MTM