Il 18 febbraio scorso è stato avviato, tra i tanti corsi di formazione previsti dall’IC di Orzinuovi, quello sulla STAMPANTE 3D tenuto dal relatore prof. Ubaldo Betocchi e gestito dal tutor interno prof. Giuseppe Novara.
Tutti gli incontri si svolgeranno fino al mese di aprile tramite piattaforma TEAMS, mentre gli ultimi due saranno in presenza.
Il corso si inserisce nel Piano Nazionale Scuola Digitale, pilastro fondamentale de “La Buona Scuola” (legge 107/2015) volto a promuovere una scuola nuova ed inclusiva attraverso metodologie e strumenti per la costruzione delle competenze del XXI° secolo.
La proposta progettuale consiste nell’avvicinare i docenti alla stampa 3D fornendo gli strumenti per progettare attività didattiche coerenti con gli obiettivi curriculari. In particolare per gli insegnanti dell’infanzia e della primaria ci si concentrerà sull’uso della stampa 3D per lo storytelling digitale e, in più, per i docenti della primaria si introdurrà l’uso della stampa 3D per arricchire le lezioni di storia, geografia, matematica e scienze; per tutti, oltre alla presentazione delle suddette attività, si introdurrà anche la modellazione 3D con semplici programmi come Tinkercard.
Perché questo corso a scuola?
Cosa può apportare alla didattica?
Queste domande potrebbero sorgere nei non addetti ai lavori.
Bisogna saper che queste nuove stampanti non sono strumenti complessi che possono stare soltanto in laboratori o aziende all’avan-guardia.
Al contrario, offrono oggi numerose opportunità anche per la formazione scolastica.
Una delle caratteristiche peculiari della didattica laboratoriale con la stampa 3D è quella relativa al carattere di trasversalità disciplinare che può essere ottenuto mediante queste attività, oltre al fatto che tale pratica può fornire suggerimenti per avviare progetti di fabbricazione digitale all’interno delle scuole.
E se non bastasse, un approccio didattico di questo tipo può incidere positivamente sulle competenze digitali e i nuovi ambienti per l’ap-prendimento, sempre più richiesti nel mondo del-l’insegnamento.
La caratteristica delle stampanti 3D è che non stampano documenti, ma oggetti fisici. A una stampante 3D quindi non si invia un testo bensì un progetto, in genere il disegno modellizzato dell’oggetto da realizzare. Questo processo stimola i bambini a pensare e progettare nelle tre dimensioni, cioè li costringe a prendere in considerazione, oltre a larghezza e altezza, anche la profondità, una dimensione che in genere nel disegno viene ignorata.
La stampante 3D è uno strumento veramente potente, perché dà la possibilità di costruire (quasi) qualsiasi cosa su un banco di scuola. L’oggetto realizzato verrà archiviato in formato digitale e potrà essere così replicato, modificato e condiviso con altre classi e persino con altre scuole, generando un patrimonio di sapere che non andrà perduto.
Il corso è aperto a tutti gli ordini di scuola e grado: infatti pure con i più piccoli si possono progettare attività molto coinvolgenti, infatti i bambini possono disegnare oggetti, giocattoli, persino personaggi di una storia e la stampante li realizza.
Le stampanti 3D potenziano, dunque, sia lo sviluppo di competenze logiche e di orientamento spaziale, sia il processo scientifico di costruzione di un’ipotesi (progettazione) e poi di utilizzo degli errori per la verifica (creazione degli oggetti e miglioramento/correzione degli errori; realizzazione di un nuovo oggetto).
Non dimentichiamo poi che la stampa 3D è anche una materia in sé e per sé, soprattutto se, guardando al futuro, pensiamo al mondo del lavoro.
I settori in cui la stampa 3D viene impiegata sono sempre più numerosi (design, industria, moda, biomedicale) e tale utilizzo, sicuramente, genererà un importante cambiamento nei sistemi produttivi.
La scuola è il luogo in cui gli studenti possono apprendere i principi della modellazione in 3D e della stampa 3D e possono comprenderne il funzionamento e le applicazioni, diventando, auspicabilmente, utenti consapevoli, ma anche creatori e progettisti (come si augura anche il PNSD).
La stampa 3D è anche un potente strumento di inclusione didattica con cui è possibile costruire sussidi didattici personalizzati e veri e propri ausili, senza perdere la memoria del progetto realizzato, rendendo il lavoro più strutturato ed efficace che in passato e favorendo l’adozione di buone pratiche.
Sarà, così, più facile per gli studenti comprendere i bisogni speciali del compagno in difficoltà, poiché tutta la classe potrà intervenire nella co-progettazione del sussidio/ausilio e l’esperienza didattica diventerà davvero inclusiva!
Mai come ora ci rendiamo conto della necessità del digitale nella scuola, visto che, grazie alla tecnologia, la scuola ha continuato a fare il proprio dovere anche durante il periodo della pandemia e quotidianamente i docenti si accorgono di quanto gli strumenti multimediali possano essere utili per arricchire, completare e migliorare la propria didattica. Gli insegnanti si rapportano con ragazzi nativi digitali, quindi la scuola, per adattarsi a questi continui cambiamenti sociali, è diventata, potenzialmente, il più grande generatore di domanda di innovazione, ossia di digitale, ed è anche in quest’ottica che deve essere letto questo piano.
Il Miur, infatti, afferma che: “La scuola digitale non è un’altra scuola.
È più concretamente la sfida dell’innovazione della scuola. Allo stesso tempo, dobbiamo collocarci sulle giuste traiettorie di innovazione, per utilizzare meglio le risorse disponibili, per attrarne di nuove, e per non fare errori di scelta che potremmo pagare negli anni.
E infine, per dare ai nostri studenti le chiavi di lettura del futuro. Per scrivere tutti insieme una “via italiana” alla scuola digitale”.
Istituto Comprensivo
di Orzinuovi