Sono ormai nel pieno le vacanze estive degli scolari: molti sono affidati ai nonni, tranne magari qualche settimana al Grest. Intense giornate dunque per questi nonni, che con tanto amore e pazienza cercano di inventarsi passatempi per nipoti esuberanti, sempre più proiettati nel futuro, esperti di giochi tecnologici e difficili da seguire! Come dar loro torto se la sera sono sfiniti fisicamente e mentalmente?? Fino a qualche decennio fa la gestione delle vacanze era più semplice: molte mamme erano casalinghe, ma anche quelle lavoratrici potevano contare su figli maggiori o nonni conviventi, oltre ad abituare i figli già da piccoli indipendenti, responsabili e insegnando loro piccoli lavoretti da fare in casa, soprattutto alle bambine. Le famiglie che non potevano andare in ferie mandavano i bambini al mare o in montagna nelle colonie organizzate dal Comune, dalle Suore di Casa Serena e da grandi ditte. In quelle più abbienti le mamme trascorrevano lunghi periodi in villeggiatura con i figli mentre i mariti le raggiungevano nel fine settimana. Chi abitava in cascina era sempre fuori a giocare in gruppo, ma imparava presto anche ad aiutare in stalla e nei campi; anche noi in paese potevamo giocare liberi, in cortile o per strada. Poco traffico, vicini di casa che ci davano a turno un’öciada: un mondo più sicuro, in cui ci siamo divertiti, con poche possibilità, ma fervida fantasia, facendo di necessità virtù. Giochi estivi un po’ per tutti erano: salto della corda, campana, cip, giri in bici, dire-fare-baciare, girotondo, mosca cieca, ruba bandiera, strega comanda color, quàter cantù. Più maschili cìche, sfrunzina, bagni nel Chiese o nei fossi, arrampicate sulle piante per rubare frutti; discese spericolate sdraiati su caritì di legno, con frequenti capitomboli e sbucciature; partide a bàlù in ogni spiazzo e all’oratorio. Più femminili le bambole. Giochi da svolgere all’aperto, in compagnia, con complicità, velocità, strategie di squadra, regole. Tecnologia e tv hanno sostituito parecchi di questi giochi, abituando i ragazzi alla solitudine e alla sedentarietà. Vivere con i coetanei è invece costruttivo, confrontandosi di persona con gli altri, accettando vittorie e pure sconfitte. Torniamo dunque ad educare i bambini a giocare “dal vivo”, non solo davanti a una tastiera e ad uno schermo o peggio poi, per noia o emulazione di videogiochi, a “divertirsi” compiendo atti incivili che sfociano in violenza verso sé stessi, altre persone, natura e beni comuni, come ci racconta la cronaca ogni giorno. Noi che abbiamo la fortuna di avere tanto verde intorno a Montichiari, stimoliamo i nostri figli e nipoti ad amare e rispettare queste bellezze, insegnando loro gli intramontabili valori etici che ne faranno uomini e donne di domani consapevoli, ma ancora un po’ bambini dentro, capaci di “giocare la vita” con forza, onestà, rispetto, amicizia e amore in generale.


Ornella Olfi