A Montichiari la psicologa Anna Trivella ha presentato i risultati dello “sportello di ascolto” da lei gestito con le colleghe Valentina Albano e Michela Volpe da novembre a maggio per gli studenti e i genitori del nostro Istituto.

“Il servizio – racconta – ha affiancato i ragazzi nel comprendere le difficoltà e ragionare sulle prime strategie per gestirle. Per loro si è trattato di uno spazio di confronto per elaborare i vissuti e organizzare le idee: chiedono supporto su questioni complicate e, al tempo stesso, ci chiedono di essere riconosciuti nelle capacità che pian piano si stanno conquistando nella vita”.

“Questo tipo di consultazione – per la psicologa – non è quindi da intendersi come terapia o cura, ma come attività di ascolto e rispecchiamento delle normali difficoltà connesse alla crescita e alla realizzazione dei compiti evolutivi ed eventualmente come primo momento di ascolto in funzione di un successivo invio a servizi esterni laddove sia utile”.

“L’opportunità di un presidio psicologico nella scuola e non fuori – sottolinea – nasce dalla constatazione che quando si parla di adolescenti, esiste un fattore di urgenza: situazioni di difficoltà, a volte non necessariamente gravi, possono però essere vissute molto intensamente e generare sintomi e stati emotivi che mettono a dura prova il ragazzo”.

“Quest’anno – informa – lo sportello di ascolto è stato utilizzato da circa 100 ragazzi, ma è stato anche uno spazio di consultazione per le famiglie, per favorire una nuova comunicazione e nuove strategie di intervento. A ciò si aggiunge il lavoro di coordinamento con le figure dei professori, che essendo quotidianamente a contatto con gli alunni, spesso colgono e intuiscono delle situazioni di disagio dei ragazzi e li inviano allo sportello.

Nella prima parte dell’anno – prosegue – sono stati richiesti dal coordinatore o da altri docenti degli incontri con l’intera classe per abbassare la conflittualità, per risolvere problematiche tra gli alunni e per distendere il clima. Prima del lockdown, le tematiche portate dai ragazzi riguardavano per lo più attacchi di panico, ansia da prestazione, difficoltà nel metodo di studio e nella pianificazione degli impegni, difficoltà nella relazione con i genitori o con gli amici, la sessualità, la gestione della rabbia, l’alimentazione e immagine corporea”.

A causa della emergenza epidemiologica ora in corso di attenuazione e della conseguente interruzione delle lezioni in presenza, da marzo lo spazio di ascolto è proseguito – come tutte le altre attività scolastiche – da remoto, tramite videochiamate. 

“Questa modalità – osserva Trivella – non ha portato problemi sulla presa in carico delle varie situazioni, ma sull’accesso; abbiamo notato una resistenza da parte degli studenti al contatto a distanza. 

I motivi possono essere stati diversi: mancanza di privacy in casa, troppe ore trascorse sul computer per seguire le lezioni, e ciò ha comportato un minor numero di prese in carico e una difficoltà a contattare studenti che avevano fatto richiesta per un incontro prima della chiusura della scuola. Le tematiche di consultazione in questa seconda delicata fase sono state maggiormente legate allo stress per l’uso prolungato del computer e per l’impossibilità di uscire e frequentare dal vivo gli amici., acuendo così le difficoltà relazionali e comunicative all’interno del nucleo familiare”.

“Il rientro a scuola a settembre – conclude – si presenterà come una fase non semplice di riadattamento agli spazi, ai ritmi e agli impegni scolastici, elementi di criticità che richiederanno una spazio di rielaborazione e di sostegno”.