Un’esperienza di studio, di lavoro e di vita in un’epoca in cui da più parti e in varie forme si alzano, a torto o a ragione, dure contestazioni al sentimento europeo.

Sara Badilini (nella foto) 25enne monteclarense laureata in Giurisprudenza, è da qualche tempo in Scozia dove ha avuto modo di rapportarsi con i suoi colleghi stranieri in uno scambio vicendevole di conoscenze e di culture grazie a un progetto di volontariato nel campo dell’innovazione sociale “che – dichiara in questa intervista rilasciata a Paese Mio – nello specifico è promosso dal Corpo europeo di solidarietà”.

Il Corpo europeo è una realtà rivolta ai giovani  tra i 18 e i 30 anni che consente loro di soggiornare per più periodi in vari Stati europei (fino ad un massimo di 12 mesi) garantendo alloggio e offrendo ai partecipanti la possibilità di essere completamente indipendenti econo-micamente. 

“È un’opportunità che permette di diventare volontari del Vecchio Continente negli ambiti più svariati, dall’agricoltura alla comunicazione, dai diritti umani all’organizzazione di eventi culturali. 

Le occasioni sono numerosissime e ogni giorno ne appaiono di nuove sull’“European Youth Portal”, specifica la studentessa. Sara collabora con una ong “impegnata nel sostegno ai bambini vittime di bullismo o con situazioni familiari difficili o adulti socialmente isolati che usufruiscono di vari servizi, dai corsi di digitalizzazione all’attività fisica in gruppo. Durante la pandemia è stato essenziale creare canali di comunicazione costante con i vari utenti e, di conseguenza, “digitalizzare” i servizi.

Il compito di noi volontari europei si è rivolto nella assistenza al personale dell’ong, ad esempio mantenendo costantemente aggiornati il sito internet e i nostri canali social con articoli e novità sulle  attività svolte”.

Come nasce questa “esi-genza” di mettersi alla prova con una realtà europea  uscendo quindi dai confini limitati della piccola Montichiari? 

“Dopo la laurea, come molti dei miei coetanei, mi sono trovata in una situazione a metà tra l’emo-zionante e lo scoraggiante – confessa Sara – poiché da una parte avevo teoricamente aperte tutte le strade, dall’altra mi sono dovuta scontrare con un mondo lavorativo (non solo italiano) che lascia ben poco spazio ad un’aspirante giornalista alle prime armi come io sono. Ho quindi deciso di sfruttare questi mesi per fare esperienza professionale da poter inserire nel curriculum. Mi è sembrato il momento più adatto per partire, schiarirmi le idee sui miei piani futuri e acquisire qualche competenza pratica dopo anni passati sui libri”.

E qui entra in gioco una importante “palestra” qual è stato un noto settimanale monteclarense presso il quale Sara ha collaborato per tre anni con articoli di attualità e di riflessione mettendo in mostra una lucida capacità critica e uno stile elegante, un’esperienza tra l’altro che le potrà consentire di ottenere il tanto sospirato tesserino di giornalista pubblicista. Circa il periodo estero questa è anche l’occasione per analizzare il sistema di studi italiano: “Come tanti studenti universitari – prosegue Sara – anche io ho preso parte al progetto Erasmus, grazie al quale ho trascorso due semestri oltre i confini italiani confrontandomi con altre culture, altri sistemi accademici e, in generale, altre realtà.

Prima della Scozia, infatti, ho vissuto in Germania e in Francia, due periodi bellissimi che hanno arricchito il mio percorso molto più di qualsiasi esame”.

La monteclarense non nasconde certe falle dell’am-bito didattico italiano, “ma siamo decisamente ingiusti con le nostre università che sicuramente  potrebbero essere migliorate sotto vari punti di vista, ma che non hanno nulla da invidiare a quelle straniere. 

Ci sono, certo, alcune differenze lampanti ed interessanti da indagare. Qualche esempio? 

In Francia si dà molta meno importanza alle valutazioni degli esami, mentre il sistema tedesco punta più su metodi e percorsi di ragionamento e meno sull’ap-prendimento di concetti e nozioni”.

Questo almeno a livello di studi perché, e la giovane monteclarense non lo nega, “per quanto riguarda le prospettive post laurea si apre tutto un altro scenario decisamente più triste per noi italiani”.

Tornando all’esperienza personale, per Sara Badilini a breve si aprirà una nuova importante prospettiva, coronamento di un grande impegno: “L’anno prossimo frequenterò il Master di Giornalismo, un sogno che mi ha guidato in tutte le scelte compiute negli ultimi anni.

Poi si vedrà: di sicuro mi piacerebbe seguire il campo dei diritti umani, soprattutto legati al mondo delle donne e dei migranti che sono i settori in cui mi sono “specializzata” e che mi appassionano moltissimo.

Non so se lavorerò all’este-ro o in Italia, tutto dipende dalle opportunità e dalle possibilità che incontrerò strada facendo”.

Circa la possibilità di permanere ancora oltre confine Sara è convinta: “Non mi dispiacerebbe affatto l’idea di trascorrere qualche altro anno lontano dall’Italia e, soprattutto, vorrei continuare a viaggiare che rappresenta una delle mie passioni”, anche se la nostalgia per il Belpaese la induce ad auspicare “di poter ritornarci per lavorare, magari in un futuro non troppo lontano. 

“L’Italia mi ha formata per anni – conclude in questa intervista – e mi manca molto ogni volta che me ne vado altrove”.

Il “nemo propheta in patria”, una volta tanto, potrebbe essere sfatato.  

Federico Migliorati