Attilio Boschetti, Giovanni Boschetti, Giuseppe Botturi, Domenico Desenzani, Angelo Chiarini, Giovanni Gussago, Pancrazio Geroldi, Gerolamo Ghidesi, Giovanni Guzzago, Natale Leoni, Adamastore Giuseppe Motta, Dario Ragno, Giuseppe Ravelli, Luigi Saramondi, Secondo Tomaselli, Maurizio Ferronato, Vittorio Pluda, Angelo Baratti, Alfredo Treccani, Francesco Tortelli e Luigi Comencini. Sono questi i 21 nomi di Imi monteclarensi dei quali l’Anpi Montichiari è finora venuta a conoscenza. Ai loro parenti e a tutti coloro che siano familiari di IMI (Internati Militari Italiani)  l’associazione monteclarense ha lanciato un appello in occasione della mostra fotografica dedicata alla Costituzione, organizzata in occasione della Festa della Repubblica del 2 giugno, affinché diano qualche informazione per ricostruirne la storia. Tutta la documentazione raccolta potrebbe essere l’occasione per organizzare eventi che ridiano dignità a coloro che dopo l’8 settembre si sono rifiutati di collaborare con i fascisti e con i tedeschi. «Vorremmo portare avanti questa opera di memoria – ha sottolineato il vice presidente Renato Baratti – in particolare portare alla luce a Montichiari la vita e il destino degli Internati Militari. Al momento abbiamo individuato 21 nomi ma siamo sicuri che siano molti di più. Usiamo il condizionale quando diciamo “vorremmo” perché ci rendiamo conto che molti familiari di IMI, purtroppo, non ci sono più o si sono trasferiti da Montichiari. Se qualcuno ha notizie di loro, però, saremmo molto contenti di intervistare i parenti che sono ancora viventi per ricostruire la loro storia. Il nostro obiettivo sarebbe riuscire a farlo entro il 27 gennaio 2024, in occasione della Giornata della Memoria. Io, e non solo io, sostengo che la Resistenza non è nata solo sulle montagna ma anche nella mente e nel cuore delle persone che l’8 settembre del 1943 videro crollare miseramente il Regime Fascista, il re e tutti i generaloni che fuggirono mandando al massacro senza direttive i nostri soldati. Solo a Cefalonia morirono fucilati dai nazisti oltre 5000 soldati italiani e altri 4000 furono deportati e morirono nei lager. Molti coraggiosi si unirono ai partigiani, molti altri furono internati. A tutti è doveroso ridare memoria. Saremmo dunque molto contenti di raccogliere loro notizie da parte dei discendenti o che ci fossero segnalati anche altri nomi» «Per approfondire i nomi e la vita di questi internati – ha aggiunto il dottor Mario Fraccaro – farò una ricerca personale anche presso l’archivio della Fondazione di Civiltà Bresciana della quale faccio parte come consigliere di amministrazione. Ridare loro dignità e ricordo è qualcosa che mi preme molto anche perché tra quegli internati c’era anche mio padre che fu catturato dopo l’8 settembre del 1943 sul confine tra Albania e Jugoslavia e portato in un campo di prigionia in Austria dove rimase fino al 1945. Tornò a casa nell’agosto di quell’anno disfatto, praticamente uno scheletro. Il mio rimpianto e non avere mai avuto la possibilità di sentire dalla voce diretta di mio padre cosa aveva vissuto perché si metteva a piangere. Per lui è sempre rimasta una pagina da non aprire. Ben vengano, dunque, queste iniziative perché sono importanti per cementare il senso di appartenenza alla nostra nazione e Costituzione. Noi siamo gli ultimi testimoni del nostro tempo e dobbiamo darci da fare per raccogliere e tutelare queste memorie». «Entrando nel sito dell’IMI – ha concluso la Presidente Ida Tonti – è possibile come discendenti iscriversi, indicando il numero di matricola e, se si ricordano, le date di internamento, dei propri congiunti o il campo in cui furono rinchiusi ed è previsto anche un risarcimento da parte dello Stato Italiano. Un riconoscimento davvero importante».

Marzia Borzi