Dopo il depuratore del Garda, che ancora pende come una spada di Damocle sul territorio di Montichiari tanto da aver indotto il primo cittadino Marco Togni a una singolare forma di protesta di cui parliamo in altro articolo, ecco che si profila all’orizzonte nella città dei sei colli una nuova struttura capace di creare non poche preoccupazioni alla popolazione: si tratta dell’impianto di biometano che un’azienda privata vorrebbe realizzare tra Bredazzane e Montechiaresa e per la quale è già stata presentata la pratica.

Per illustrare la questione a fine agosto è stata indetta da alcuni agricoltori della zona, tra cui il presidente di Copagri Brescia Alessandro Baronchelli, un incontro pubblico a cui hanno preso parte il sindaco Marco Togni e i funzionari comunali Eva Semenzato e Paola Sburlino davanti a quasi un centinaio di residenti della frazione.

La proposta prevede la realizzazione di un impianto la cui capacità di aggira sui 300 mila metri cubi standard all’ora di metano e una quantità inferiore alle 150 tonnellate/giorno di materie complessivamente in ingresso al sistema.

Quest’ultimo dato consente di evitare per legge la procedura di verifica di assoggettabilità alla Via (Valutazione di impatto am-bientale), aspetto che dato la stura alle polemiche degli abitanti i quali ritengono dannoso l’impianto “sia per gli odori che andrebbero a crearsi” sia “per il traffico di automezzi che verrebbe incrementato in zona”.

Togni ha richiamato le normative nazionali “che nel 2003 hanno recepito una direttiva europea prevedendo degli iter semplificati e più veloci per la realizzazione di impianti legati all’utilizzo di fonti rinnovabili ai fini della produzione di energia, i quali ricevono anche incentivi dallo Stato. 

Peraltro non spetta all’am-ministrazione comunale – ha detto – esprimere un’indicazione nel merito: l’autorizzazione viene firmata dai tecnici del Comune. Preciso che già avevo annunciato nell’unico incontro avuto a maggio con i titolari dell’azienda assieme alle categorie agricole, Sos Terra e Legambiente che si sarebbe immediatamente costituito un comitato contro l’impianto nel caso avessero presentato domanda di realizzazione della struttura”

“La pratica – ha spiegato Semenzato – è stata caricata direttamente dall’azienda sul portale della Regione e l’istruttoria segue le linee guide regionali che risultano molto semplificate”. “Abbiamo le mani legate circa una verifica sul-l’impatto ambientale”, ha di contro osservato Sburlino. Nell’impianto di biometano, che si collegherebbe al metanodotto Snam presente in zona, verrebbero trattati i liquami di bovino, la pollina, il trinciato e altri scarti vegetali con separazione della parte secca da quella liquida che sarà ‘restituita’ agli agricoltori impoverita del 50% di azoto. Le categorie agricole hanno espresso pareri contrastanti circa la costruzione come bene esemplificato dallo stesso Baronchelli (“no all’impianto nell’unica area verde rimasta”) e da Oscar Scalmana, vicepresidente provinciale di Confagri-coltura (“siamo a favore del biometano, gli odori sarebbero tollerabili”), mentre da Gigi Rosa, presidente di Sos Terra, è giunta la pressante richiesta di “controlli sulle tonnellate effettivamente immesse nell’impianto” e di “una attenta valutazione degli odori: ricordo che noi del Comitato eravamo stati definiti dei visionari poiché secondo qualcuno ci inventavamo la presenza di molestie olfattive a Vighizzolo, quando invece era realtà. Non vorrei accadesse la stessa cosa a Bredaz-zane”. 

Duro anche il commento di Luciano Gerlegni di Legambiente:

“È necessario verificare il traffico di automezzi soprattutto in fase di realizzazione dell’impianto nonché la manutenzione della struttura facendo sottoscrivere all’azienda un contratto con tempi e procedure da rispettare”.

L’opposizione in Consiglio comunale si schiera per il no, come afferma Beatrice Morandi, capogruppo del Partito Democratico di Montichiari che era presente all’incontro assieme al consigliere Matteo Mirto, la quale si dice preoccupata “perché crediamo che più che una risorsa per il territorio questo impianto possa rivelarsi un ulteriore elemento negativo e di cui non abbiamo bisogno. Ci chiediamo da dove verrà la materia prima in entrata. Sembra, ancora una volta, un’opportunità di fare business sulle spalle di chi a Montichiari ci vive. Agli altri gli onori e a noi gli oneri”.

Dal Comune è stato annunciato sempre per bocca di Togni l’incarico all’ingegner Giuseppe Magro al fine di approfondire e valutare l’impatto ambientale del futuro impianto a biometano. Ma le armi in mano all’ente di Piazza Pedini sembrano poche e spuntate, nonostante le proteste degli abitanti: settembre potrebbe già essere il mese decisivo per mettere un punto fermo su tutta la vicenda.

Federico Migliorati