A Montichiari ci sono alcuni temi che, piaccia o no, sono ricorrenti.

La questione rifiuti, cave & discariche, ad esempio. 

Che, per un motivo o per l’altro (una volta qualcuno vuole aprire un’altra discarica, un’altra i cittadini ne hanno le scatole piene, un’altra ancora per ricorsi al Tar e via dicendo) è sotto le luci della ribalta da più di trent’anni.

Si parlava (e ci si accapigliava) su queste cose ai tempi del sindaco Giliolo Badilini; s’è continuato a farlo con Gianantonio Rosa, Elena Zanola e ora con Mario Fraccaro.

Altro tema ricorrente è il Centro Fiera, uno dei simboli di questo grande Comune della Bassa, che molti invidiano perché, dopo quello di Milano, è il più grande della Lombardia. Per le manifestazioni che offre, per i costi che ha, per le diverse posizioni delle forze politiche chiamate (a vario titolo) ad amministrare la cosa pubblica, del Polo fieristico monteclarense si parla un giorno sì e l’altro pure.

Altra questione perennemente all’ordine del giorno sono i battibecchi tra le succitate forze politiche. Non che negli altri Comuni non si litighi, sia chiaro. Ma, vuoi perché è un Comune grande, vuoi perché ha un bilancio di tutto rispetto (quindi girano più soldi che altrove), a Montichiari una polemicuccia non manca mai.

Altro argomento venuto quasi a noia è la ex caserma Serini, che, oramai lo sanno tutti, doveva ospitare i migranti, poi, dopo quattro o cinque capovolte, dopo tante proteste e prese di posizione, ma soprattutto dopo che al Viminale è arrivato Matteo Salvini, non li ospiterà più.

Da un anno a questa parte tra gli argomenti della top ten c’è anche il grande velodromo, che, lo ricordiamo, è l’unico coperto esistente in Italia.

Più che per meriti sportivi, però, del velodromo si parla per demeriti strutturali. Il fatto è che (ne abbiamo scritto più volte anche su queste colonne); pur essendo relativamente recente, questa struttura fa letteralmente acqua. 

Non da tutte le parti, ma dal tetto, Acqua che, quando piove, filtra dalla copertura per poi planare placidamente sulla pista in legno.

Ci sarebbe da capre perché una struttura recente, che peraltro è costata una paccata di miliardi, fa acqua. Sarebbe bello che qualcuno, magari la magistratura, cercasse d capire come questo sia possibile.

In attesa, o forse solo nella speranza, che questo accada, ricordiamo che c’è l’esigenza di sistemare le cose, perché avere lì una struttura così (che, lo ripetiamo, è unica in Italia) e non poterla utilizzare ci sembra uno spreco.

Ci sono però problemi di non poco conto da risolvere.

Primo tra tutti: chi paga? L’amministrazione comunale? 

La Provincia di Brescia?

Il Coni?

Non è questo il luogo e il tempo di entrare nel merito. Per il momento ci limitiamo a ricordare una cosa molto semplice: pare che, dopo tanti tira e molla, dopo tante trattative si è trovato un accordo.

Ergo, se tutto va come dovrebbe, i lavori, almeno quelli che dovrebbero consentire di riutilizzare la struttura, dovrebbero partire a giugno, per poi finire in autunno.

Andrà per davvero cosi.  

MTM