Antonella Settura è un’ospite ricorrente su queste pagine, visto che dirige il Centro Danza di Manerbio e organizza spettacoli. Nel 2003, ha fondato la compagnia di balletto del Politeama. Oltre alla danza, insegna lingue e letterature straniere. Proprio in questo campo si è laureata nel 2005 allo IULM di Milano, con una tesi intitolata: “Il Balletto dell’Ottocento tra la Francia e la Russia”. Tale argomento, così particolare, le è recentemente valso un’intervista televisiva su Brixia Channel, il 20 giugno 2022. La conduttrice Flora Quaresmini le ha chiesto di parlare della storia del balletto ottocentesco, quello che ha consacrato l’immaginario della ballerina sulle punte e vestita col tutù.

La vicenda vede protagonista la famiglia Taglioni, composta da celebri danzatori e coreografi. Fra i suoi membri più noti, c’è Filippo (Milano 1777 – Como 1871): ballerino alla Scala, poi direttore dei balli alla corte di Gustavo III di Svezia. Ma dobbiamo ricordare soprattutto Maria Taglioni (Stoccolma 1804 – Marsiglia 1884), sua figlia e interprete delle sue più acclamate coreografie. Nella sua vita in giro per l’Europa, creò uno stile di danza in cui la tecnica mirava a effetti di leggerezza ed elevazione: a questo servono le punte, ormai irrinunciabili nel balletto classico. I Taglioni operarono in piena epoca romantica: anche la figura della danzatrice diveniva sempre più un ideale etereo, una donna-angelo intoccabile e perfetta. Se la ballerina classica è tuttora immaginata come un cigno vaporoso e filiforme, lo dobbiamo all’eredità di quest’epoca.

Antonella Settura ha narrato di come i Taglioni avessero lavorato a Parigi, alle dipendenze della corte di Francia: non è un caso se la lingua della danza è tuttora il francese. All’epoca, in Italia, i teatri preferivano l’opera lirica; agli inizi del Novecento, i Taglioni e altri coreografi si trasferirono addirittura in Russia, poiché gli zar prediligevano la loro arte. Questo creò una tradizione d’eccellenza che continua ancora oggi (chi, per quanto profano, non ha mai sentito parlare della leggendaria bravura dei ballerini russi?).

Nel primo Novecento, nacque il metodo Cecchetti (dal nome del suo ideatore, Enrico Cecchetti). Dal 1917, a Leningrado, fu invece elaborato il metodo (o sistema) Vaganova, così detto da colei che lo creò: Agrippina Jakovlevna Vaganova, per l’appunto. L’inizio del XX secolo vede quindi aprirsi una nuova pagina della danza: qui giungono le ricerche della dott.ssa Settura. Durante l’intervista, lei ha sottolineato l’importanza di personalità italiane (come i Taglioni) nello sviluppo di diverse arti e nella loro diffusione in Europa. Tuttora – ha affermato – il teatro è una delle eccellenze di questo Paese, nell’industria dello spettacolo. Sorprendentemente, gli iscritti alle scuole di danza starebbero superando di numero quelli degli iscritti alle scuole di calcio. Indice di una nuova popolarità? Di certo, la grazia e la gradevolezza del balletto sono le benvenute in molte forme di intrattenimento, televisione compresa; si tratta di una forma d’arte che comprende moltissimi stili, anche quelli più “leggeri” e divertenti. Possiamo fare alla danza i migliori auguri per il futuro.