A Natale, recita questo vecchio proverbio, ognuno dovrebbe stare alla sua casa, intesa come famiglia d’origine, per trascorrerlo con i suoi affetti più cari.
Natale è davvero la festa che maggiormente richiama l’atmosfera del calore familiare.
La nascita di Gesù evoca infatti la gioia che entra in ogni famiglia quando nasce un bambino, occasione nella quale tutti vanno a trovare il nuovo arrivato, per un abbraccio anche agli altri familiari.
Lasciarsi abbracciare, e non solo fisicamente, da coloro che fanno parte delle nostre radici, è una sensazione rassicurante, a qualsiasi età. È sentirsi come rami di un grande albero, che attingono alla stessa fonte di vita, allungandosi verso il cielo, ma mantenendosi ben saldi alla terra. A me piace trascorrere il Natale in casa, come è sempre stato fin da quando ero bambina: piatti classici tradizionali gustosissimi, genuini e abbondanti, cucinati con abilità e pazienza dalla mamma, per moltissimi anni, fin quando la salute glielo ha permesso, tradizione che ha passato a noi figlie.
Man mano sono aumentati i posti vuoti a tavola, ma sono stati riempiti da nuovi arrivi, come succede in ogni famiglia. La nostalgia pungente si è lentamente trasformata in ricordi indelebili che si rivivono ogni anno con dolce malinconia, cercando di mantenere vivi i particolari più belli e divertenti del tempo vissuto con chi non c’è più, battute spiritose o commoventi, da ripetere sorridendo. Negli ultimi anni sempre più famiglie, purtroppo, causa poco spazio, tempo o voglia di faticare in cucina, festeggiano Natale al ristorante, in un ambiente più estraneo, seppur in compagnia dei propri cari. Spero che la bella abitudine del Natale vissuto in casa riprenda ad essere rivalutata, ne vale la pena.
Ornella Olfi