Altre volte, in questi anni e su queste colonne, abbiamo dato voce alla voce di Marco Togni. Che però parlava da consigliere di opposizione. Ora che è diventato sindaco, gli ridiamo voce, perché, rispetto al passato, la «prospettiva» è tutta un’altra cosa.

Innanzitutto congratulazioni: s’aspettava di vincere? 

«Ero certo che ce la saremmo giocata, quello sì. La settimana antecedente il primo turno, però, abbiamo percepito un buon sentore in paese. Ma le sensazioni possono essere differenti da come è la realtà. Le persone però erano dalla nostra parte e in molti volevano conoscermi e scambiare due parole. A tutti quelli che mi chiedevano se ce l’avrei fatta, sorridendo ho risposto che glielo avrei detto la sera del 26 maggio. E’ andata bene, perché abbiamo ottenuto il 49% delle preferenze. Abbiamo comunque tenuto lo stesso basso profilo anche nei giorni prima del ballottaggio: la superbia non paga, la modestia sì».

Dove ha sbagliato il suo avversario? 

«Queste sono analisi che lascio fare a lui. Dico che noi abbiamo vinto ed è questo che ci importa. Sappiamo che le amministrative sono sempre una cosa differente dalle politiche o dalle europee: ci può essere un trascinamento del voto, ma non è così determinante. 

Prendiamo come esempio il caso di Bergamo: ha vinto Gori del Partito democratico, nonostante il grande risultato della Lega alle europee».

Perché la Lega a Montichiari è così forte? 

«La Lega è sempre stata forte a Montichiari: si vede che in tanti ci credono, si rispecchiano nel nostro partito e sanno valutare la concretezza delle persone. Ma nelle nostra coalizione non c’è solo la Lega: c’è anche Forza Italia, Fratelli d’Italia e una civica. Il risultato ottenuto è merito di tutti: abbiamo composto una coalizioni omogenea, frutto di un rinnovamento, con tante persone giovani con tantissima voglia di fare. Gli elettori hanno premiato il nostro modo di fare e i nostri programmi. Abbiamo fatto una campagna elettorale parlando di noi e dei contenuti. La gente è stufa di chi continua a rivangare il passato, lanciare accuse e denigrare l’altro. Nei prossimi 5 anni noi vogliamo guardare avanti. Il passato è passato».

Le prime cose che farà? «C’è una mole di lavoro immensa da fare. 

Se vogliamo attuare il programma elettorale, dobbiamo prima di tutto rivedere l’organizzazione del Comune. Oggi non funziona.  Organizzazione, programmazione e controllo prima di tutto. Passeremo poi ad una mappatura degli interventi più imminenti da fare sul territorio e fare da subito una programmazione per i prossimi 5 anni. Sicuramente non mi voglio ritrovare ad asfaltare le strade negli ultimi giorni del mio mandato».

Come cambierà il Comune? 

«Un comune più vicino ai cittadini.

Amministratori e dipendenti pubblici hanno una mission: la “soddisfazione dei cittadini”.

E’ per questo che, fin da subito, chiedo l’aiuto del personale dipendente. Vogliamo dare risposte e in tempi certi. E’ un diritto dei contribuenti».

Ha già in mente la squadra con la quale farà tutto questo? 

«Quando ho messo a disposizione la mia candidatura, ho detto che avrei accettato solo con alcuni vincoli. Il primo è che non si sarebbe parlato di posti finché non si sarebbero vinte le elezioni. Il secondo che la scelta delle persone l’avrei poi fatta consultando sì i partiti, ma basandomi su alcuni criteri: fiducia personale, capacità, competenza e tempo disponibile. Intendo mantenere fede a questi impegni assunti anche con i cittadini non solo nella composizione della giunta ma anche nei consigli di amministrazione delle partecipate».

Maria Teresa Marchioni