“Buongiorno!

Mi vergognavo a scriverle ma sono una madre disperata che ha dei grossi problemi con mio figlio che ha quasi diciannove anni; vive costantemente al telefono, non vuole trovarsi il lavoro ed è sempre nel letto a mangiare. 

E’ maleducato e tanto altro! Io sono una mamma single e non so più cosa fare. Se gli dico qualcosa se la prende, è diventato molto irritabile e irascibile. 

Non so come affrontarlo. Gli ho anche suggerito di rivolgersi a qualcuno per essere aiutato perché ne ha bisogno ma non ne vuole sapere. 

Mi scusi per questo sfogo ma veramente sembra che la cosa stia peggiorando sempre di più. Avreste qualche consiglio in merito? Grazie”

Salve! Intanto non deve scusarsi anzi credo che sia stata coraggiosa a parlare di un problema che sicuramente da un po’ di tempo a questa parte lei e suo figlio state vivendo e capisco il vostro malessere emotivo. 

Del resto non è una situazione atipica in questi ultimi tempi dal momento che molti adolescenti anziché uscire dall’isolamento “forzato” in cui sono stati costretti a vivere, per riprendere la quotidiana socialità, sembrano avervi trovato proprio in quell’isolamento tanto  osteggiato il loro rifugio protetto. 

Le ragioni possono essere molteplici per cui non è facile dare delle risposte esaustive a domande come la sua che richiederebbero un’analisi più approfondita. Purtroppo la situazione che stiamo vivendo da un anno e mezzo ha accentuato queste situazioni nei giovani mettendo a dura prova non solo loro ma anche i genitori. La pandemia ha costretto molti di loro a ritirarsi e a ritagliarsi uno spazio che è diventato sempre più virtuale. 

Per alcuni, probabilmente più consapevoli delle risorse interne e più attrezzati ad avere una mentalità “resiliente”, la situazione non ha rappresentato un problema, anzi è stata un’occasione di ulteriore apprendimento, ma per altri non ha fatto altro che accentuare delle ansie e tensioni latenti. 

Essendo lei sola, poi, dovrà portare maggiormente il peso di questa situazione. Avendo poche informazioni devo solo fare delle congetture e sollevare delle domande. 

Suo figlio, come molti, ha sicuramente dentro di sè un disagio emotivo, una rabbia per tutto questo, che agisce e sfoga verso di lei. 

In questo momento, però, lei rappresenta l’unico punto di riferimento (anche se apparentemente non le sembrerà ); se perdesse anche questo si sentirebbe ancora più perso e solo. 

Capisco che sia difficile la convivenza quando i toni si fanno accesi, aspri e non vi è spazio di comunicabilità. Il fatto che non cerchi lavoro può essere legato alla motivazione o alla scarsa consapevolezza di sé, delle proprie capacità per cui potrebbe esserci l’idea che non si senta all’altezza di un ruolo, di una responsabilità e viverlo con paura e ansia; l’evitamento diventa la strategia più consona per lui e più sicura. 

Lei inoltre afferma di essere da sola (la figura paterna?) e questo sicuramente può far sentire di più la tensione nel figlio che può sentirsi “oppresso” da questo esclusivo legame. 

Sono tutte ipotesi che andrebbero vagliate attraverso un confronto diretto oppure anche online con uno specialista. 

Tenga conto di questo: che per quanto suo figlio stia reagendo a malo modo contro di lei, la sua presenza rappresenta comunque l’unica sicurezza. 

Se suo figlio ha tutta questa tensione, che pensa di poter scaricare magari attraverso il cibo, i videogiochi o altro di virtuale, avrebbe bisogno di un confronto con la realtà per trovare altri modi più adeguati e funzionali alla sua età. 

Così immagino che anche lei abbia bisogno di un supporto emotivo per alleggerire il peso di tutta questa situazione che a lungo andare potrebbe diventare sempre più pesante per entrambi. 

Forse prima ancora di invitarlo a rivolgersi ad una figura esterna per un aiuto sarebbe più utile che fosse lei a chiedere un consulto per se stessa senza vergognarsi di dirlo anche a suo figlio; anzi darebbe un esempio concreto che vale molto di più di tante parole spese.

Non esiti anche solo per un consulto diretto a ritagliarsi un momento e uno spazio per se stessa se non altro per chiarire meglio i termini della questione. 

Come ha trovato il coraggio per scrivere questa richiesta sono sicuro che troverà il coraggio per affrontare in modo propositivo la situazione. 

Buon proseguimento!

Le domande possono essere inviate a:

info@perlafamiglia-orzinu-ovi.it

Dott. Ettore Botti        

Specialista equipe psicopedagogica del Centro per la Famiglia