Fra le cose che la pandemia ci ha tolto, è stata la biblioteca civica come piacevole e rilassante ambiente di ritrovo. Chini sulle pagine di un volume, o seduti sui divanetti della saletta multimediale… potevamo trattarla come un luogo pronto ad accoglierci gratuitamente.

Da quando si è presentata la necessità di evitare assembramenti, tutto questo è stato interrotto e rimandato a data da destinarsi.

Il servizio di prestito è divenuto su appuntamento; la biblioteca (per gli utenti) si è ridotta allo sportello affacciato sul portico, con le file di persone che attendevano di ritirare o restituire materiali.

Questo ha reso il servizio (oltre che più asettico) anche più lento, sia per i lettori che i bibliotecari.

Ecco, dunque, che è spuntata la “biblioteca 7/24”, ovvero due box che è possibile utilizzare sette giorni alla settimana, ventiquattr’ore al giorno.

Uno serve per la restituzione di libri e DVD: l’utente può infilarli in un’apposita fessura, dalla quale i materiali scivoleranno gradualmente fino a un fondo basculante che ne attutirà la caduta. 

I bibliotecari potranno poi ritirarli e registrarne la restituzione.

L’altro “box” è costituito da una serie di cassette di sicurezza ed è destinato al ritiro. Entro ventiquattro ore, l’utente potrà ritrovare in una di esse i libri o i DVD richiesti, aprendo lo sportello grazie a una combinazione fornita dal bibliotecario.

Niente di particolarmente tecnologico o scintillante, ma sta funzionando. 

Le file davanti allo sportello non sono più visibili e il servizio procede più speditamente. Del resto, la semplicità è sempre una strategia vincente. Questo non ci consola dalla privazione di una vera biblioteca, né fa terminare la situazione distopica in cui ci troviamo. Ma chi ben risolve (almeno, sullo spiccio piano pratico) è a metà dell’opera.

Erica Gazzoldi