Bianca Stroescu ha 25 anni è di origini romene ma vive a Leno dall’età di 6. Un giorno la giovane, al termine della scuola superiore, viene caricata sull’auto da due insegnanti del liceo di scienze umane di Ghedi e accompagnata in Università Cattolica di Brescia. Bianca può e deve – secondo le professoresse Vera Ruggerini e Chiara Pastori – iscriversi alla facoltà di Scienze della Formazione. Un corso di laurea frequentato da numerosissimi studenti e studentesse in tutto il Paese. Ma Bianca non è come tutti gli altri ragazzi. Lei soffre di tetraparesi spastica dalla nascita ed è ipovedente. La incontro (ndr) in un afoso pomeriggio di luglio accompagnata dalla mamma e da una amica. La ragazza ha un viso d’angelo, sorride spesso durante il nostro colloquio e titola subito il suo racconto autobiografico: “Le sfumature di una storia di vita insieme alle mie colonne portanti”. La sua è un’impresa importante. Costretta sulla carrozzina da sempre e incapace di movimenti che la rendano autonoma, Bianca nutre la sua sete di conoscenza attraverso la voce e qualche ombra che riesce a vedere nonostante un campo visivo molto ridotto. Sceglie un corso di laurea triennale nel pieno della pandemia da Covid 19. Sono numerose le anime che affiancano la giovane e la aiutano anche se, in Università, come lei sottolinea “siamo in tanti ma soli”. Allora la studentessa si rimbocca le maniche un’altra volta, come ha sempre fatto. Bianca segue le lezioni da remoto e studia con la sintesi vocale, la tecnica per la riproduzione artificiale della voce umana. “Non è una voce gratificante” precisa sorridendo. Eppure va avanti, esame dopo esame. “Ha studiato in pochi giorni un testo di 300 pagine” ricorda la mamma “ed ha ottenuto ottimi risultati”. Le difficoltà sono tante, ogni giorno. I testi da studiare devono essere caricati sul pc per poter essere fruibili in modalità vocale. A svolgere questa operazione, costantemente, un’amica professoressa che si reca direttamente a casa di Bianca. Alla ripresa delle lezioni in presenza, la mamma della studentessa – in congedo dal lavoro per seguire la figlia – si accolla le spese del trasporto all’ateneo bresciano dove ad aspettarla c’è qualche studente che l’accompagna in aula, mentre qualcun’altra la porta alla toilette. E’ una collaborazione volontaria, una rete di persone quella che si forma intorno a questa giovane che balza all’occhio e spicca, non tanto per la sua condizione fisica, quanto per la luce che emana. Ogni giorno l’adorata mamma Aurelia – a lei vanno i più importanti ringraziamenti – si reca in Università per il pranzo poiché Bianca non riesce nemmeno a portarsi il cibo alla bocca. Alla fine del percorso universitario per lei non esiste la possibilità di svolgere alcun tipo di tirocinio, come previsto da curricolo. I suoi limiti visivi e motori sembrano impedire qualsiasi tipo di mansione. Allora il corpo docente dirotta questa attività su una tesi sperimentale dal titolo “L’importanza della famiglia nel percorso formativo degli educatori professionali. Uno studio empirico sulle studentesse dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia”. L’11 aprile 2023 Bianca si laurea con 110 e lode. E’ una giornata memorabile per lei e per tutti coloro che la amano a partire dalla mamma Aurelia, che 19 anni fa ha lasciato la Romania per poter curare e dare un futuro migliore alla figlia. A seguire la donna e l’allora bambina, la zia materna che è sempre stata al loro fianco. “La nostra è una famiglia monoparentale” precisa Bianca “ma i risultati conseguiti sono frutto di un impegno di gruppo”. E in questo impeto di gratitudine verso gli altri, Bianca dimentica sé stessa ed elenca nomi velocemente, senza una minima titubanza. Il pensiero va a ritroso alla scuola media, ai professori Claudio Bertolini, Elisa De Giuli, Caterina Cadei e poi al liceo di Ghedi dove ha incontrato le insegnanti Ruggerini e Pastori che, come precisa Bianca “hanno avuto la lucida follia di credere in me”. Al Capirola la giovane ha incontrato tante persone che le sono rimaste nel cuore come la professoressa Franca Arici, l’assistente ad personam Patrizia Compiani e la collaboratrice scolastica Serena, di nome e di fatto perché, spiega Bianca “bastava un suo sorriso per illuminare anche le giornate più buie”. In Università, poi, la studentessa ha avuto il piacere di conoscere Giuseppe Colombo, professore non vedente che le ha insegnato a trasformare i limiti in risorse. Ma Bianca è un fiume in piena, vorrebbe ringraziare il mondo per quello che è riuscita a fare. E allora cita il relatore docente della sua tesi Diego Mesa e Claudia Migliorati laureata in Scienze della Formazione che l’ha aiutata nello studio e nella stesura dell’elaborato finale. Un ringraziamento speciale alle fisioterapiste Stefania Tosini e alla manerbiese Elena Davelli. Quest’ultima, spiega la giovane dottoressa, “è anche la mia psicologa e psicanalista”. Infine la giovane precisa che ama la musica e i suoi dolori fisici li sopporta meglio con la voce di Andrea Bocelli che ha avuto il piacere di conoscere. La nostra chiacchierata giunge al termine ma, per raccontare Bianca, ci vorrebbe un libro. E allora la neolaureata svuota il sacco e lancia sul tavolo i suoi sogni. “Pratico ippoterapia e vorrei partecipare alle paraolimpiadi. Mi piacerebbe, inoltre, fare volontariato, ma posso solo parlare o ascoltare. Ma più di tutto vorrei scrivere un’autobiografia. Non lo posso fare da sola. Chiedo, quindi, a chi voglia, un aiuto”. Un appello, dunque. Bianca attende. 

Barbara Appiani