Gentilissimo Assessore alle politiche giovanili, ho ragionato molto sullo scriverle o meno e soprattutto se affidare ad un giornale questo nostro carteggio oppure no.
Una Manerbio a due passi dalle città più importanti del Nord, a due ore dal mare e dalla montagna e, traffico permettendo, neanche mezz’ora dai laghi più belli d’Italia è per me quello che in molti cercano per una vita intera, cioè casa.
Questa nostra comunità, questo nostro paese che si interroga ancora se il definirsi città sia una splendida realtà o una velleità del passato, ha bisogno di ritornare ad essere amato.
In questi giorni ho avuto modo di leggere un suo commento relativo agli accadimenti di Piazza Italia dove di notte alcuni stranieri si sono scontrati in una lite che è sfociata anche nel danneggiamento di vetture e arredi di un pubblico esercizio, nella quale affermava che “serviva affrontare il disagio che “strisciante attanaglia i giovani della nostra comunità” e che, per questo motivo ha “dato incarico ad una realtà esperta di svolgere un’indagine sul nostro territorio”, ha poi continuato affermando che “vuole progettare un intervento importante per il riordino, l’innovazione e la progettazione di politiche giovanili” in quanto ora “ha le risorse per realizzarle”.
Mi permetta di esprimere qualche perplessità.
Per lavoro e per questioni di amicizia ho la fortuna di collaborare con centinaia di ragazzi dai 16 ai 30 anni e come in ogni generazione ci sono soggetti più “complicati”, ma se dovessi darle un giudizio su queste nuove generazioni, potrei affermare con quasi assoluta certezza che abbiamo modo di essere fiduciosi rispetto al futuro.
La sensibilità rispetto alle questioni sociali, ambientali e la velocità con la quale questi ragazzi riescono ad elaborare pensiero è talvolta incredibile. Questa “velocità”, caro assessore, capisce perfettamente che ha bisogno di essere espressa, di sfogarsi e di trovare canali sani per essere semplicemente vissuta.
Converrà altresì con me che durante la pandemia i ragazzi più giovani sono quelli che senza ombra di dubbio hanno sofferto maggiormente l’isolamento, a partire dalla D.A.D. e dall’assenza di relazioni sia con i compagni di classe che con i professori, hanno vissuto gli anni delle prime feste, dei primi amori e delle prime compagnie, chiusi in casa con un telefonino o un computer come unica finestra sul mondo, e tutto questo per quasi due anni.
In questo panorama temo che “affidare ad una società lo svolgimento di un’indagine” palesi quello che buona parte del paese vive da anni, ovvero un eccessivo distacco fra l’amministrazione ed il paese intero, ed un distacco quasi incolmabile con i nostri ragazzi.
Mi chiedo, lei, da assessore competente, come può non conoscere la situazione nella quale vivono i ragazzi di Manerbio? Dopo otto anni di mandato…
Un paio di mesi fa, dialogando con il vice presidente della camera, parlavo di quando sarebbe rivoluzionario regalare la possibilità di tramutare in realtà le idee dei ragazzi.
Pensi cosa potrebbe significare dimostrare ad una generazione intera che una buona idea può essere realizzata con determinazione e rapidità e che politica non significa burocrazia, ma realizzare e migliorare le cose.
Pensi ad una struttura, un ufficio, un’associazione, un “qualunque cosa”, veda lei, composto da tutti i rappresentanti di classe ed istituto del nostro comune, ora immagini questa realtà come la più grande fucina di idee per le politiche giovanili mai realizzata a Manerbio.
Regali la possibilità di tramutare in realtà le idee dei ragazzi, perché si fidi, ne hanno più di quelle che può anche solo immaginare e lei, come assessore, si faccia semplicemente garante della bontà di quelle idee. Non viva la politica con l’ego di chi vuole essere per forza “protagonista”, deleghi l’azione direttamente ai beneficiari del suo assessorato. Provi, nel limite del possibile ad agire come un buon padre di famiglia e molto probabilmente si accorgerà che con un budget inferiore a quello che ha sempre avuto potrebbe essere in grado di animare il paese con un’energia mai vista prima.
Oggi più che mai abbiamo bisogno di riformare il nostro paese, e capisco che dopo quasi due mandati, dopo il risanamento del bilancio che ha portato come “premio” la cacciata dell’assessore che ne ha avuto i meriti, dopo che la città centrale del territorio della bassa bresciana ha in larga parte delegato la politica ad una politica esogena o immigrata, dopo la situazione che come ha detto lei ha bisogno di “riordino, innovazione e progettazione” la narrazione che quest’operazione possa essere messa in atto da chi governa già da due mandati, risulta quantomeno “complessa”.
Ritengo con fermezza che non serva colpevolizzare un’intera generazione parlando di “disagio strisciante” perché due cittadini extracomunitari hanno fatto una rissa in centro al paese.
Manerbio, come giustamente ha detto anche lei, ha semplicemente bisogno di un cambiamento. Un cambiamento che dovrebbe passare fra l’amministrazione e la sua comunità, fra generazioni di manerbiesi e non da ulteriori corpi estranei al nostro tessuto sociale.

Giovanni Braga Dettoni
Coordinatore Italia Viva Bassa Bresciana