A Manerbio si è creata una distanza incolmabile tra la Giunta comunale e i suoi cittadini.

È quanto sostiene “Mane-rbio in Azione” che torna a ribadire quanto il cosiddetto “Patto Civico” abbia via via perso i tasselli di “civicità” e la Giunta sia diventata sempre più “un pot-pourri di non manerbiesi”.

Il riferimento è alla diaspora di amministratori comunali che poco vivono palazzo Luzzago. 

Oltre agli assessori che abitano fuori Comune o che per diverse motivazioni si vedono poco a Manerbio, da qualche mese è arrivato anche un altro “non residente”, vale a dire l’assessore Diego Peli la cui nomina ha suscitato parecchie polemiche legate proprio al fatto che si tratta di un amministratore di lunga esperienza ma che potrebbe non essere totalmente calato nella realtà e nelle problematiche locali. L’impressione, dunque, spiegano dalle fila del comitato “Manerbio in Azione”, è che la cittadina sia abbandonata a sé stessa, con un sindaco che – non per scelta sua – ricopre anche la carica di presidente della Provincia e che per ovvie ragioni è oberato di impegni.

Andrea Almici, coordinatore di “Manerbio in Azione”, sottolinea come la Giunta sia costituita per la gran parte da “non manerbiesi, di manerbiesi in trasferta e di vecchie glorie tornate in auge, che hanno ben poco a che vedere con la nostra comunità.

Oltre all’assessore al bilancio Diego Peli, ex sindaco di Concesio e dirigente storico del PD provinciale, Agnese Dialma Cantaboni tornata ad occupare un ruolo pubblico con la recente nomina di Consigliere della società partecipata ACM, sintomo del ritorno nei centri decisionali di una classe politica che pensavamo ormai sostituita da un gruppo giovane e civico”.

Oggi, dicono dal comitato, Manerbio è priva di una visione, non si è saputo dare prospettiva e sviluppo a molti progetti di welfare e molte aree urbane dismesse della città sono diventati silenziosi cimiteri urbani. 

Non solo. Manerbio, secondo il comitato, assiste immobile ad una “ingessatura della macchina pubblica” che rallenta e complica interventi di sviluppo di ogni tipo. Insomma una cittadina che necessita di progetti per il futuro e di presenza sul territorio di amministratori che si calino nella realtà manerbiese. “Effettivamente” precisa il sindaco Samuele Alghisi “ci sono elementi di criticità oggettivi.

Io sono impegnato a Brescia e nei mesi scorsi abbiamo assistito ad una crisi di Giunta con cambio di due assessori e modifica nella impostazione e gestione dei temi da trattare”.

Ma il vero nodo cruciale per Manerbio, spiega Alghisi, è la totale assenza di progettualità che deriva dal passato. 

“Ci sono Comuni bresciani che sono riusciti ad ottenere finanziamenti di 10 milioni di euro perché avevano una pianificazione di intervento di almeno dieci anni” spiega il primo cittadino “Maner-bio non ha una tale progettazione e questo, ad oggi, la penalizza.

E’ un aspetto sul quale stiamo lavorando con una serie di interventi su vari settori da mettere in cantiere.

Certo è che i frutti di quello che stiamo facendo oggi non li vedrà questa amministrazione ma le future”.

Barbara Appiani