La scuola è ripartita in presenza. 

Dopo mesi di Dad, ecco una nuova apertura degli istituti scolastici. Non fa eccezione l’Istituto Blaise Pascal di Manerbio (con sede associata a Verolanuova). 

Ne parliamo con la dirigente scolastica, prof. Paola Bonazzoli (nella foto).

Come è stato questo anno in Dad?  

«E’stato un anno solare difficile per tutti. In realtà sono state due annate scolastiche inusuali. Anche se non piace a molti, il paragone con un’economia di guerra e una scuola da tempo di guerra non è del tutto peregrino, non foss’altro per l’ecce-zionalità della situazione creatasi, che trova un parallelo con le difficoltà incontrate in passato e tutt’ora dalle scuole che si trovano ad operare in scenari bellici.

Il fatto che il concetto di guerra non piaccia mi fa pensare che molti vogliano, con un’operazione di negazione psicologica, allontanare da sé il dramma che stiamo vivendo. 

Purtroppo non è possibile nascondere la testa sotto la sabbia, sperando che tutto abbia fine il più presto possibile».

Come si è organizzata la scuola?

«E’difficile, se non impossibile, rendere l’idea a chi non è stato direttamente coinvolto dello sforzo organizzativo. In primis abbiamo studiato i distanziamenti in classe, poi modificato gli orari d’ingresso delle classi, non tanto per gli studenti quanto per l’organizzazione degli insegnanti, molti dei quali hanno più classi, con possibili sovrapposizioni d’ora-Dopo tutto questo lavoro siamo ritornati in Dad. Poco dopo siamo stati riportati in presenza al 50%, per poi per tornare subitaneamente in Dad totale.

Un delirio di cambiamenti che hanno richiesto un continuo adeguamento della organizzazione. 

Da non dimenticare, infine, l’esigenza di offrire un supporto ai ragazzi con difficoltà d’apprendimento o portatori di disabilità, anche gravi, che richiedono la presenza di insegnanti di Sostegno. 

A tal proposito le disposizioni nazionali e locali sono state a lungo contrastanti e in gran parte ambigue». 

C’è qualcosa che non è riuscita a fare e che le piacerebbe realizzare?

«Il rimpianto riguarda il tempo perduto: un anno e mezzo che nessuno potrà restituire ai ragazzi. 

Il Pascal-Mazzolari ha da poco iniziato ad offrire con partner importanti come la Fondazione “Et Labora” e le industrie della zona corsi post diploma. La pandemia è stata tempesta perfetta per creare ulteriori difficoltà all’organizzazione e gravare ulteriormente sulle nostre spalle.

Sono progetti cui tengo particolarmente e che procedono tra grande incertezza. Tuttavia, ecco una nota positiva, l’arrivo di nuovi banchi ci ha permesso di completare un progetto di svecchiamento di alcune aule dedicate ai laboratori. 

Inoltre la situazione creatasi ci ha portato a concepire l’allestimento di aule all’aperto che arricchiranno il ventaglio di modalità formative.

A Verolanuova e a Manerbio i Lions ci stanno affiancando nella progettazione ed acquisto di dispositivi ultramoderni destinati al laboratorio esperienziale per i corsi di studi di scienze umane e servizi socio-sanitari».

Che lei sappia i ragazzi hanno voglia di tornare a scuola?

«I ragazzi hanno la primaria esigenza di incontrarsi e di condividere le esperienze in modo tangibile. L’esperienza virtuale non può vicariare tale condizione. Il desiderio di stare insieme è tangibile». 

Come dirigente scolastica ha qualche consiglio da dare al ministro del-l’’Istruzione?

«E’ un compito difficile: voler insegnare agli altri, spesso, svela la nostra ignoranza.

Proverò a descrivere cosa avrei visto bene accadesse nella mia scuola in un tempo in cui il diritto alla salute e il diritto all’istruzione spesso diventavano indifendibili pienamente in contemporanea. 

Avrei desiderato poter contare su trasporti più sicuri. Questi ultimi si sono rivelati il vero tallone d’Achille nel-l’organizzazione dell’attività scolastica. 

Nonostante la disponibilità offerta dai responsabili dei servizi di trasposto pubblico delle Province di Brescia e Cremona, abbiamo dovuto constatare che gli standard non potevano in alcun modo essere rispettati: troppo pochi i mezzi per la popolazione di studenti movimentata. Non ho mai sentito nessuno esplicitare la volontà di coinvolgere le aziende di trasporto privato, che avrebbero potuto fornire un aiuto nell’ampliare l’offerta». 

Quali sono le sue aspettative per il prossimo anno scolastico? 

«Mi auguro un ritorno alla normalità. 

La campagna vaccinale potrebbe costituire la chiave di volta per fornire di nuovo un’offerta formativa completa e una adeguata inclusione dei ragazzi. 

Mi piacerebbe, però, che tutto ciò che è stato approntato in quest’anno non venisse superato e dimenticato».

MTM