Tendenzialmente non siamo troppo favorevoli alle quote rosa & dintorni. 

Siamo infatti convinti che le donne, e in generale l’altra metà del cielo, abbiano le carte in regola, e sappiano farsi valere, senza che ci siano «posti riservati» per loro.

Siamo convinti, insomma, che, fatto salvo per alcune situazioni particolari, ad esempio dove è necessaria la cosiddetta forza bruta, dove per forza di cose gli uomini prevalgono, le donne possano fare tutto ciò che fanno gli uomini, in certi casi anche meglio di loro.

Per questo guardiamo con un po’ di diffidenza tutto ciò che, magari con buoni propositi, tende a considerare le donne come qualcosa di diverso, quasi fossero una specie protetta in via di estinzione.

Ci siamo però ricreduti (solo in questa circostanza, sia chiaro; per il resto continuiamo a pensarla come prima), quando abbiamo saputo che il consiglio comunale di Manerbio ha sottoscritto la Carta dei diritti della bambina, un documento di rilevanza giuridica, che ha tre obiettivi: educare alla parità ed al contrasto della violenza nei confronti delle donne sin da piccole; celebrare la bellezza della diversità tra i due generi; abbattere il muro della discriminazione.

Affinché ciascun lettore possa farsi un’idea, riportiamo gli Articoli della Nuova Carta dei Diritti della Bambina, che, approvata durante il Meeting delle Presidenti europee il 30 settembre 2016, dice che ogni bambina ha il diritto: 

1) di essere protetta e trattata con giustizia dalla famiglia, dalla scuola, dai datori di lavoro anche in relazione alle esigenze genitoriali, dai servizi sociali, sanitari e dalla comunità;

2) di essere tutelata da ogni forma di violenza fisica o psicologica, sfruttamento, abusi sessuali e dalla imposizione di pratiche culturali che ne compromettano l’equilibrio psico-fisico; 

3) di beneficiare di una giusta condivisione di tutte le risorse sociali e di poter accedere in presenza di disabilità a forme di sostegno specificamente previste.

Ancora: 

4) di essere trattata con i pieni diritti della persona dalla legge e dagli organismi sociali; 

5) di ricevere una idonea istruzione in materia di economia e di politica che le consenta di crescere come cittadina consapevole; 

6) di ricevere informazioni ed educazione su tutti gli aspetti della salute, inclusi quelli sessuali e riproduttivi, con particolare riguardo alla medicina di genere per le esigenze proprie dell’in-fanzia e dell’adolescenza femminile. Infine: 

7) di beneficiare nella pubertà del sostegno positivo da parte della famiglia, della scuola e dei servizi socio-sanitari per poter affrontare i cambiamenti fisici ed emotivi tipici di questo periodo; 8) di apparire nelle statistiche ufficiali in dati disaggregati per genere ed età;  

9) di non essere bersaglio, né tantomeno strumento, di pubblicità per l’apologia di tabacco, alcol, sostanze nocive in genere e di ogni altra campagna di immagine lesiva della sua dignità.

MTM