La vita di un’associazione, non può ridursi all’ambito dei social. Ma è innegabile che, al giorno d’oggi, la comunicazione on line sia indispensabile. Dunque, le “Donne Oltre” di Manerbio cercano di valorizzare la propria pagina Facebook. Ovviamente, su di essa, compaiono i video finanziati dal Comune di Verolavecchia e realizzati in collaborazione con la compagnia teatrale “Ribalta Pazza”: tre clip sui pregiudizi di genere e le forme “invisibili” di molestia sessuale.

Più “allegro” è il post sul Giocamerenda, il progetto riguardante Donne Oltre e le scuole elementari di Manerbio. Fu avviato nel 2011. L’attività impegna più di dieci fra volontari e volontarie per due pomeriggi a settimana, con un gruppo di circa venticinque bambini. Si tratta di offrire loro merenda e svago, fra giochi organizzati, canzoni, disegni, teatro e racconti. Ovviamente, le tematiche delle attività sono legate al superamento degli stereotipi e al rispetto fra i generi.

Il Giocamerenda comprende anche l’aiuto nell’esecuzione dei compiti a casa. Il post sulla pagina è stato realizzato per esprimere la speranza di riavviare l’iniziativa, dopo la forzata interruzione a causa della pandemia.

Decisamente meno dolce ed ottimista è il paragrafo successivo. Esso fa riferimento all’omicidio di Saman Abbas, la diciottenne pachistana vittima di femminicidio perché aveva rifiutato un matrimonio combinato. Il post sottolinea il carattere traumatico di un crimine così efferato, avvenuto in un Paese che (tecnicamente) dovrebbe tutelare i cittadini contro delitti simili. “Saman non era in cerca di libertà. Ella era libera. […] Saman è morta per difendere la libertà dell’anima più che la libertà del corpo e deve farci riflettere su come ancora il nostro Paese pensi al diverso, anche di fronte alla violenza.”

Questa è la conclusione dell’accorato di scorso e l’avvio verso altri messaggi: di raggio locale o ampio, dolci o amari… ma tutti coi colori delle “Donne Oltre”.

Erica Gazzoldi