Alcuni anni fa, in occasione della pubblicazione del libro sulla toponomastica di Pavone Mella, mons. Antonio Fappani nell’introduzione scrisse: «Uno dei sogni, tra i tanti coltivati ai suoi inizi dalla Fondazione Civiltà Bresciana, fu quello di una battuta a tappeto della toponomastica del Bresciano. Sogno che ora si specchia in questo testo, ma che allora s’infranse per vari motivi, in particolare per il prevalere di una strisciante, quando non chiaramente imperativa ufficialità accademica che crede patrimonio culturale valido solo ciò che esce dalle università».
Ebbene, ora il suo sogno si sta realizzando. Ha preso avvio nel novembre del 2018 con un convegno voluto e curato dalla Fondazione dall’impegnativo titolo Storie di nomi, di luoghi, di opere. Progetto toponomastica Bresciana con il quale si sono poste le basi di un Atlante toponomastico della provincia di Brescia.
La raccolta degli atti, che hanno visto la luce sul primo numero del 2019 della rivista «Civiltà Bresciana», ben evidenzia l’impostazione rigorosa che i relatori, di caratura nazionale, hanno voluto dare al convegno. Massimo Tedeschi, nella presentazione, quasi con stupore, constata che i toponimi «grondano informazioni» non solo dialettali, ma anche linguistiche, storiche, archeologiche, cartografiche, mentre Marida Brignani e Valerio Ferrari, curatori del convegno, osservano acutamente che il toponimo «in un solo momento restituisce il senso di una storia plurisecolare attraverso cui il territorio, insieme ai suoi abitanti, si sono organizzati».
È pertanto questa visione della toponomastica che ci induce a considerare il nome di un luogo non solo come un vocabolo da tradurre in lingua corrente, ma a indagare la motivazione della sua origine e di conseguenza ricostruirne la storia.
In particolare, lo studio dei toponimi antichi di un paese è in grado di restituire un paesaggio agrario arcaico inimmaginabile, costruito nel tempo dai nostri antenati, che hanno legato il nome di un luogo ad avvenimenti, a catastrofi o calamità naturali, alla morfologia del suolo, alla flora e alla fauna, ai corsi d’acqua e ai nomi di persona; processo avviato dai primi abitatori della pianura e delle valli, che ha preso inizio ancor prima dello stanziamento dei Celti, dei Romani, dei Longobardi, dei Franchi e che è continuato con la Serenissima, con i Francesi e gli Austriaci. Fenomeno ancora in atto ai tempi nostri, con i toponimi moderni che spesso si sovrappongono a quelli antichi cancellandone le tracce.
Da qui l’accorato appello che, tramite questo giornale, la Fondazione rivolge ai lettori curiosi o appassionati che hanno a cuore la memoria di questi nomi, diversamente destinati all’oblio e progressivamente vocati a diventare parole senza spiegazione: dimenticare i toponimi è dimenticare una parte della nostra storia, delle nostre radici.
Il progetto Toponomastica Bresciana continua e tutti possono collaborare. È possibile consultarne le caratteristiche e seguirne gli sviluppi sul sito www.toponomasticabresciana.it, realizzato grazie al fondamentale contributo di Regione Lombardia. Gli studiosi locali, le scuole, i gruppi e le associazioni che volessero avviare una ricerca toponomastica nel proprio comune, o valorizzare studi pregressi, possono mettersi in contatto con i curatori del progetto inviando una mail a info@civiltabresciana.it