Esistono leggende legate a Manerbio? Sì, almeno una.

Un tempo, nella nostra città vivevano i conti Gorno. Come molti devoti, partirono per un pellegrinaggio a Santiago de Compostela, ove si trova il famoso santuario di San Giacomo Maggiore. Giunti laggiù, presero alloggio in un piccolo albergo.

Purtroppo, la figlia dell’albergatore mise gli occhi sul più giovane della famiglia e volle a tutti i costi farlo suo. Il ragazzo, però, si trovava a Santiago solo per motivi devozionali e non ricambiava quell’interesse. Allora, lei pensò di vendicarsi. Trafugò al padre una bella coppa d’oro e la mise di nascosto nella sacca da viaggio del pellegrino. Poi, andò a denunciare il “furto”. Il giovane conte fu perquisito e arrestato. Imprigionato in una tetra torre, fu poi condannato a morte.

I suoi genitori, disperati, pregarono proprio presso il santuario di Santiago de Compostela, perché il santo apostolo salvasse il ragazzo. Ma la condanna fu eseguita in fretta e non poterono fare altro che ritrovare lo sventurato appeso alla forca. Lui, però, non era ancora morto: con il filo di voce che gli rimaneva, li pregò di andare dalle autorità a chiedere la sua liberazione. Infatti, benché fosse appeso da giorni, non riusciva proprio a esalare l’ultimo respiro.

I Gorno si precipitarono quindi al palazzo reale per raccontare il fatto incredibile. Si trovarono ad assistere a un ricco banchetto di corte; al centro del tavolo, un vassoio d’argento ospitava un pavone cotto a puntino. Gli infelici genitori raccontarono di quanto avevano visto: il figlio impiccato sotto la torre era ancora vivo e bisognava liberarlo dalla corda, perché davvero non poteva morire. Uno dei giudici presenti al banchetto rispose deridendoli: «Vostro figlio è vivo come questo pavone al centro della tavola!»

A quelle parole, l’uccello, farcito com’era di verdure, frutta e penne, balzò dal tavolo al pavimento, ruotando la sua splendida coda. Lanciò un grido acuto che riecheggiò per tutta la reggia; dopodiché, spiccò il volo dalla finestra della sala.

Davanti al miracolo, tutti i presenti non poterono che ricredersi. Lasciarono il palazzo e corsero sul luogo dell’esecuzione. Liberarono il ragazzo appeso e lodarono San Giacomo, che aveva compiuto il prodigio.

Si dice che i nobili Gorno, per ringraziare il Santo di Compostela, costruirono al loro ritorno a Manerbio una cappella oggi scomparsa.

Fonte: “La Bassa e la sua memoria. Nove Comuni si raccontano”, a cura di Gian Mario Andrico ed Eugenio Massetti, Roccafranca 2004, La Compagnia della Stampa Massetti Rodella Editori, pp. 77-80.