Gentile Direttore,

vorrei portare all’attenzione dei miei concittadini alcune riflessioni su un argomento a me particolarmente caro: il commercio. Un settore in cui sono cresciuto, da ragazzino dietro il banco della Caffetteria Rossana gestito dalla mia cara mamma e da universitario come addetto sala/cucina, e che oggi costituisce la mia professione, in cui da oltre sette anni mi occupo della supervisione di grandi catene di ristorazione come area manager in diverse città d’Italia.

L’evidente impoverimento dell’offerta commerciale manerbiese, purtroppo ben rappresentato dagli innumerevoli negozi sfitti, è ormai diventato l’alibi per poter dire passivamente che “Manerbio ha perso tutto…che è meglio andare altrove a fare acquisti… che non si fa nulla per attirare clienti”.

Prima di analizzare l’operato dei commercianti dobbiamo, però, avere la lucidità di fare le seguenti considerazioni:

  • gli insediamenti commerciali di via Cremona, siano essi GDO o meno, hanno di fatto spostato il baricentro dei flussi e delle interazioni commerciali;
  • c’è una storica tendenza nell’identificare i commercianti solo in quelli presenti in centro (sul Piazzolo e lungo via XX Settembre);
  • la chiusura della LIDL e dei negozi di alimentari presso l’area commerciale “Leone” in via San Martino del Carso ha lasciato un vuoto di offerta nell’area “Oltre Mella”, dove invece la domanda è fortemente aumentata;
  • non esiste un tavolo di lavoro permanente fra rappresentanti dei commercianti dei diversi quartieri, assessorato al commercio, assessorato alla cultura e associazioni per la stesura di un calendario annuale degli eventi;
  • si è troppo spesso scaricato sulle saltuarie associazioni dei commercianti la responsabilità della mancanza di comunicazione tra le attività e di coordinamento delle iniziative.

Da dove è possibile ripartire? I ripetuti lockdown hanno stremato il commercio e il turismo ad ogni livello, ma vale la pena sforzarsi per proporre alcune di idee che spingano verso una ripartenza, tra cui, in particolare:

  1. predisporre una mappatura delle categorie merceologiche presenti per area e dei negozi sfitti;
  2. stipulare accordi con i proprietari dei negozi sfitti con la finalità di incentivare una maggiore cura e pulizia delle vetrine e ad un coinvolgimento in attività di valorizzazione e promozione, valutando un tavolo aperto per far incontrare domanda e offerta;
  3. predisporre un bando per incentivare l’apertura di nuove attività commerciali, con particolare attenzione a negozi sfitti e centro storico;
  4. investire nell’illuminazione e nell’arredo urbano;
  5. passare da un rapporto passivo tra amministrazione e commercianti, in cui i commercianti sono costretti ad autogestirsi e sottoporre iniziative all’amministrazione, ad un approccio propositivo, in cui l’amministrazione si fa portatrice attiva di idee e canale di comunicazione, con la creazione di un tavolo di coordinamento per la stesura di un calendario degli eventi.
  6. valutare, anche con i paesi limitrofi, l’affidamento di una consulenza ad un manager di marketing territoriale, finalizzata a: coordinare il tavolo di lavoro, strutturare piani di comunicazione mirata per gli eventi, dare supporto in tema di bandi e riqualificazione dell’offerta.

Se non si pongono le basi per un nuovo approccio al commercio manerbiese, seminando nuovi germogli per il futuro, serpeggerà ancora di più l’idea che è l’erba del vicino ad esser sempre più verde.

Andrea Almici