Un manerbiese vero, che il suo paese l’ha sempre vissuto ed amato fin da piccolo, Stefano Riboli, ci ha lasciato in questi giorni a causa di una tragica malattia. Era una persona eccezionale, ma soprattutto un uomo buono che spendeva il proprio tempo per la sua famiglia ma anche nel volontariato. Tantissime le persone che han voluto stringersi con un abbraccio attorno ai familiari, la signora Rosangela e i figli Daniela e Massimiliano, come pure tanti i messaggi di affetto e vicinanza arrivati loro direttamente ed anche su Facebook. Per chi conosceva Stefano, è stato un Ferragosto molto triste; la scomparsa di un appartenente alla nostra comunità è sempre deprimente, tanto più quando a mancare è un amico, un compagno, che parte della vita l’ha dedicata a difendere i più deboli come delegato sindacale della famosa Breda di Brescia per oltre trent’anni. Tra i suoi tanti impegni, era stato anche Consigliere Comunale a Manerbio, dove aveva dato una buona prova di sé nel rappresentare le classi disagiate locali. Sapevamo della sua perfida malattia, però la speranza c’è sempre, invece purtroppo Stefano se n’è andato silenziosamente. La mala sorte se l’è portato via lasciandoci i suoi valori di solidarietà, di libertà e di uguaglianza, uniti alla serenità ed al sorriso di sempre, oltre alla sua voglia di stare in compagnia degli amici sostenendo le eterne discussioni sul riscatto sociale e sulle problematiche salariali politicamente definite. Personalmente, ho avuto la fortuna di conoscerlo ed apprezzarlo fin dagli anni ’80, quando ero stato incaricato a dirigere il Circolo ARCIdiManerbio. Stefano: era immancabile con la sua presenza il sabato sera ed il pomeriggio della domenica, quando, se occorreva, dava pure una mano, oltre ad appassionarsi alle storiche partite di Briscola, molto spesso giocate anche con il diletto suocero. Da allora, oltre alla sua serenità d’animo, mi ha sempre colpito in lui la sua sobrietà nel trattare con il prossimo e quella velata forma di timidezza, che lo faceva sembrare riservato pur nella affabilità personale. Una volta in pensione, Stefano, quasi ogni mattina frequentava la sede della CGIL, dando sempre la sua preziosa disponibilità sia nelle decisioni da prendere sia nelle direttive da svolgere con le immancabili discussioni. Mai uno screzio tra noi con lui ma sempre tanta comprensione ed intelligente collaborazione. Tra le tante iniziative si organizzavano spesso delle gite, a cui, immancabile, lui partecipava con la moglie, con cui formava una coppia veramente affiatata ed ammirata da tutti noi dirigenti locali. Una gita memorabile, rimasta indelebile nei ricordi, fu quella con destinazione Polonia, Auschwitz e Birkenau. Pur essendo preparati a quello che ci aspettava, rimanemmo tutti traumatizzati nel constatare quale perfetto ingranaggio di sterminio e che perfetta macchina dell’orrore erano stati messi in opera, proprio lì, dal nazismo. Ricordo che, nell’occasione. anche Stefano era rimasto scosso e rattristato, provando, come diceva lui, una profonda pena interiore. In definitiva, era uno di noi nella semplicità e nella sua umiltà, ed ora che non c’è più lascerà senza dubbio un vuoto nel cuore di chi gli ha voluto bene. Ciao Stefano, che la terra ti sia lieve.

Luigi Andoni