Sindaco Alghisi, questa situazione di emergenza sanitaria per coronavirus l’ha vista impegnata nella duplice veste di primo cittadino e presidente della Provincia. 

Come ha conciliato entrambi i ruoli?  

Come ha vissuto e continua a vivere, a suo parere, Manerbio – che è stato duramente colpito – questa pandemia?

Come Presidente della Provincia di Brescia ho raccolto le istanze che giungevano dal territorio, dialogando con sindaci, ATS, facendo diversi appelli a Regione e Governo affinché dedicassero un’attenzione particolare alla nostra provincia, duramente colpita da questa pandemia. 

Abbiamo lavorato moltissimo, tramite la nostra Protezione Civile, per il ritiro e la consegna delle mascherine a tutti i Comuni.

La nostra Polizia Provinciale ha dato vita a controlli mirati sulle strade di nostra competenza per verificare gli spostamenti dei veicoli. Attraverso il CIT abbiamo dato assistenza tecnica ai Comuni per le questioni tecnologiche (ad esempio i Consigli on line)  nel contempo sono continuate le normali attività, anche da remoto, per garantire la sicurezza di strade, scuole, territorio e ambiente. Io ho potuto dedicare tanto tempo ai  miei doveri di Presidente, grazie anche a chi ha presidiato il Comune: i miei assessori innanzitutto e i consiglieri tutti.

Manerbio è stato uno dei paesi più duramente colpiti. Ufficialmente abbiamo avuto 45 decessi per coronavirus, ma in realtà i numeri sono ben diversi. lo abbiamo visto con i 150 ceri posti in fila sui banchi della nostra chiesa la scorsa domenica. Abbiamo attivato il Centro Operativo Comunale, con la partecipazione della Protezione Civile e dei volontari, abbiamo riorganizzato spese e farmaci a domicilio, abbiamo attivato un centralino call center per le chiamate e organizzato distribuzione di mascherine. Inoltre abbiamo attivato un conto corrente per le emergenze con cui abbiamo distribuito pasti, abbiamo coinvolto alcune aziende di Manerbio che hanno contribuito con donazioni o con la fornitura diretta di generi alimentari per le famiglie meno abbienti o anziani impossibilitati alla spesa. 

Abbiamo poi, grazie ai volontari, garantito le visite mediche indifferibili presso i centri di cura per dializzati o oncologici. 

Siamo riusciti, grazie ai rapporti tenuti da persone che avremo modo di ringraziare, a fornire all’ospedale e alla nostra RSA mascherine e prodotti per la sanificazione e all’ospedale, nel periodo di massima emergenza, tre respiratori. 

Come Comune, grazie all’anagrafe, siamo riusciti a gestire un’emergenza che ci ha portato ad avere solo a marzo, fra residenti, ospedale e strutture sanitarie, circa trecento decessi, tanto che si è dovuto abilitare uno stoccaggio temporaneo per le salme.

Sono in programma aiuti e sostegni economici alle famiglie più colpite o indigenti?

Fin da quando la norma lo ha consentito, ci siamo attivati per costituire un fondo ad hoc presso il quale privati hanno donato risorse.

Questo fondo in parte è già stato utilizzato per i bisogni primari: sono stati distribuiti in parte i buoni per il contributo alla spesa e proseguiremo allargando sicuramente la platea.

Il Consiglio ha poi deliberato un innalzamento delle aliquote di esenzione Irpef in modo da privilegiare i redditi più bassi. 

Dobbiamo ora vedere quale sarà lo scenario del bilancio comunale, con quali regole il legislatore ci consentirà di chiudere e nel corso dello studio della variazione che faremo, vedremo il da farsi. Non possiamo permetterci di sprecare risorse.

Cercheremo quindi con il contributo di tutti di fare gioco di squadra per individuare i bisogni maggiori.

Quali misure sono previste per incentivare le attività produttive e il commercio in gravi difficoltà a causa dell’emergenza sanitaria?

Il piccolo commercio ha pagato un prezzo altissimo in questa crisi in tutti i comuni del bresciano. 

Credo che sia indispensabile cercare soluzioni per impedire lo spopolamento dei centri urbani. 

I negozi di prossimità sono fondamentali per la tenuta del tessuto sociale, offrono servizi importanti. Come Comune abbiamo allo studio alcune iniziative che riguardano prevalentemente la riapertura. Su questioni più generali sarà indispensabile ragionare a livelli più alti. 

Tutto il comparto ha bisogno di risorse per non chiudere.

Come immagina le nostre scuole a settembre? E’ possibile per il Comune mettere a disposizione spazi nuovi per l’avvio dell’anno scolastico in modo da consentire il distanziamento fisico di studenti e insegnanti?

Si sta immaginando la ripartenza con più ipotesi: lezioni sfalsate, didattica a distanza, spazi duplicati.

Il problema riguarda anche l’impiego di personale che, in presenza di più classi, evidentemente non sarà sufficiente. 

Il Provveditore agli studi Prof. Bonomelli sta ipotizzando più scenari e con il Consigliere Provinciale Filippo Ferrari stiamo organizzando tavoli di confronto con i Dirigenti d’Ambito per valutare i prossimi scenari, a partire anche dalla sanificazione degli ambienti e dai temi correlati allo studio, come ad esempio il Trasporto Pubblico Locale. 

Sia l’istituto comprensivo che l’istituto Pascal hanno già in questi mesi attivato forme di didattica a distanza, ma credo che sarà necessario verificare tutte le alternative. 

Con l’assessore competente ci stiamo attivando per ipotizzare anche la gestione di spazi nuovi, se necessario. 

Un capitolo a parte riguarda la scuola dell’infanzia: è un servizio importantissimo per le famiglie. 

Su questo punto stiamo attendendo disposizioni specifiche del legislatore.

Per il periodo estivo esiste la possibilità di offrire servizi rivolti a minori sui quali le famiglie potranno contare?

E’ di pochi giorni fa la notizia che centri estivi a numero ridotto potranno essere attivati. 

Se verrà confermata questa impostazione ci attiveremo per verificare la richiesta e come si possa praticamente attivare questi servizi. 

Ora che il Comune di Manerbio ha ripianato i debiti (non senza sacrifici anche dei cittadini con tagli e addizionale Irpef al massimo ) quali sono le politiche di sviluppo per fare ripartire la cittadina?

In parte, come detto, sull’addizionale stiamo cominciando ad invertire il trend cercando di ridurre quello che possiamo sul prelievo. 

Dall’altra la responsabilità che abbiamo è di non disperdere le risorse recuperate. 

Il paese attende ormai da troppo investimenti sulle scuole e sulle infrastrutture come ad esempio piscina e bocciodromo.

Nei prossimi tre anni dobbiamo necessariamente far partire queste attività.

Barbara Appiani