Professore Associato di Storia Contemporanea presso l’Università della Valle d’Aosta, il prof. Paolo Gheda è stato chiamato a presiedere, per il secondo anno consecutivo, la giuria chiamata valutare i testi della sezione di Storia Contemporanea del Premio Nazionale Franciacorta.

Professor Gheda, si potrebbe dire che lei sia ormai un habitué del Premio Franciacorta: cosa la colpisce di più di questo importante appuntamento per Brescia, la sua provincia e, in generale, tutto il panorama culturale nazionale?

Mi pare che il Premio costituisca oggi una rilevante opportunità di promozione della sensibilità culturale del territorio franciacortino, delle sue tradizioni e delle sue risorse intellettuali, che ne hanno in passato favorito il decollo anche in chiave produttiva, in settori chiave come l’enogastronomia. Sul piano nazionale, almeno per quanto concerne la Storia, il Premio aggiunge la presenza di un’identità prestigiosa come la Franciacorta nel panorama dei riconoscimenti attribuiti ai prodotti della ricerca in ambito contemporaneistico, ai tanti e spesso validi volumi di carattere storico che ogni anno vengono pubblicati nel nostro Paese.

Qual è la sua opinione sulla ricerca storica su tematiche locali svolta da ricercatori altrettanti “locali”? Crede possa risolversi in un incentivo o in un “invasione di campo” rispetto all’attività di enti di universitari o accademici?

La ricerca storica sviluppata in ambito locale ha sempre avuto e conserva tutt’oggi un ruolo importante ai fini della ricostruzione del nostro passato, che non è solo quello delle grandi istituzioni e dei protagonisti, ma spesso è alimentato dalle vicende particolari dei territori e persino dalla presenza di figure umili; la stessa scienza storica di matrice accademica si è ormai da tempo accorta della rilevanza di questi oggetti di studio un tempo considerati “minori”, e in questo senso sta anche rivalutando i tanti contributi offerti nel tempo dalla storiografia locale, perlomeno a livello di fonte di informazione e punto di vista interno.

La Franciacorta, dal secondo dopoguerra, è stata protagonista indiscussa della vita economica della Lombardia e dell’intero: nelle sue ricerche, si è mai imbattuto in argomento “franciacortini” che le piacerebbe ricordare?

Credo che il distretto economico della Franciacorta costituisca un unicum anche dal punto di vista storico: è riuscito a produrre partendo quasi dal nulla un “marchio” inconfondibile nel mondo vitivinicolo, ma al tempo stesso ha visto nascere sul suo territorio grandi aziende anche in altri ambiti produttivi (penso, ad esempio, al settore industriale, come a quello dei servizi alla persona), spesso per iniziative di tipo famigliare che in generale costituiscono l’ossatura del tessuto produttivo del Nord d’Italia e in particolare della Lombardia.

La lettura del presente, dei suoi fenomeni e dinamiche, è oggetto privilegiato della Storia Contemporanea: a suo avviso, qual è stato l’evento più decisivo degli ultimi vent’anni che, potenzialmente, un futuro potrebbe segnare uno spartiacque tra un pre e un post?

Gli anni Duemila sono stati, ad oggi, indubbiamente una fase spartiacque nelle vicende contemporanee, e purtroppo in molti casi anche non in una direzione positiva, basti pensare alla grande crisi economica del 2007, e poi al Covid e all’attuale sanguinosa guerra in Ucraina. Se però dovessi individuare una data simbolo del cambiamento in questa fase storica – come indico spesso ai miei studenti – credo che si possa individuare nell’11 settembre 2001, data dell’attacco alle Torri Gemelle negli USA: dopo la fine della Guerra Fredda con la caduta dell’URSS nel 1991, infatti, quel tragico avvenimento sancì la fine dell’illusione di un “decennio quieto” in cui una parte dell’umanità aveva cullato il sogno positivo dell’avverarsi di una pacificazione mondiale, appunto violentemente smentita dall’esplosione del terrorismo internazionale, anche collegato con la crisi della globalizzazione cui stiamo ancora odiernamente assistendo.

Infine, come giudica l’dea del comitato organizzatore del Premio di aver introdotto una sezione specificatamente dedicata alla Storia Contemporanea?

Credo sia una scelta dal mio punto di vista molto opportuna, sia perché, come si diceva poc’anzi,  mi pare in linea con l’identità del territorio franciacortino che nel suo senso profondo di appartenenza molto è debitrice dei processi storici, sia perché va ad arricchire con un nome prestigioso e internazionale il panorama dei riconoscimenti attribuiti alla produzione contemporaneistica italiana, come del resto comprova l’amplissima partecipazione in questi due anni alla sezione di tanti autori, spesso di grande qualità e prestigio scientifico. 

Leonardo Binda