Mi è capitato, qualche anno fa, di trascrivere un manoscritto interessante conservato presso il Centro Studi Marziali e Sportivi di Botticino. Si tratta della “Revisione di Terra Ferma del 1587 – con alcune relationi di fortificazioni” e consiste nella relazione di un importante uomo d’armi del suo tempo: Giovanni Battista Bourbon da Monte detto “Battistone” (1541-1614), che aveva un curriculum davvero strepitoso: aveva iniziato la carriera militare a 13 anni al seguito dello zio materno e fu 6° Marchese di Monte S. Maria dal 1607, Capitano di cavalleria spagnola, Governatore di Fermo, Capitano delle guardie papali, comandante di cavalleria francese nel 1568, componente del Consiglio segreto di Milano nel 1584, Capitano Generale di fanteria veneziana dal 1585, 1° Marchese di Piancastagnaio dal 1601 su nomina del Gran Duca di Toscana Cosimo de Medici. Il dipinto che vi propongo, lo ritrae con indosso l’armatura che probabilmente si fece fare durante questa sua visita. Questa è conservata al Met di New York ed è attribuita ad esperti maestri bresciani di quel periodo.

Incaricato di sorvegliare per la Repubblica le milizie appiedate e le fortezze del territorio, nel 1587 fece un giro d’ispezione su buona parte delle fortezze di tutto lo Stato di Terraferma. Giunse a conclusioni allarmanti per la sicurezza dello Stato, consigliando al Doge e al Senato di intervenire al fine di risolvere abusi, lacune e corruzioni, che nella sua relazione ha ben descritto con metodica classificazione.

Il manoscritto è corposo e conserva sue missive al Senato, anche in relazione dei bastioni che il governo stava costruendo per ammodernare il castello Cidneo di Brescia. Le sue considerazioni su tale materia lo portarono a scontrarsi coi progettisti, ed accesero un dibattito politico molto infiammato, che tuttavia indusse la Repubblica a rivedere la cinta bastionata del Cidneo.

Il registro conserva i rapporti delle ispezioni, datandole e localizzandole di giorno in giorno. Come in un diario, il Battistone definì lo stato delle milizie appiedate e delle guarnigioni dei forti suddividendole in milizie pagate fisse, bombardieri addetti alle artiglierie delle fortezze e ordinanze (o cernide).

Nel corso del ‘500, in particolare nella Serenissima, in Svizzera e Svezia, alle truppe mercenarie furono affiancati contingenti reclutati tra i sudditi rurali: le cosiddette ordinanze o cernide. Per quanto riguarda Venezia, si trattava di contingenti numerosi, reclutati, armati e finanziati dalle comunità rurali. Venivano arruolati uomini tra i 18 e i 45 anni, con diverse esclusioni, e Rovato fu Quartiere Militare per molti comuni della provincia. Il miliziano di cernida, quando non era impegnato in guerra o nelle esercitazioni che si svolgevano una volta al mese, tornava alla sua normale vita. Un po’ come accade ancor oggi per l’esercito svizzero e per la Guardia Nazionale in America.

Nel corso delle ispezioni, il Battistone dichiarò che in ben poche compagnie c’era gente preparata al mestiere del soldato, con alcune interessanti eccezioni, tra cui Rovato:

“Adì 15 di settembre,

Si revede medesimamente la compagnia dell’ordinanze del quartier di Rovado in bresciana sotto il governo del Capitan Giovanni Battista Dovara alla presenza del sopra detto Ill.mo sig. Capitanio et fuino visti questi soldati esser stati disciplinati con molta diligenza dal lor capitanio, et insegnato loro intorno al mister del soldato quel che conviene poi che seppero generalmente tirar bene et manegiar l’archibuso, et picche, et essere la più esperta compagnia di quante ne siano sino a questo dì revisti. Questo Capitanio ha un buon sergente il qual mostrò haver usato diligenza in insegnare detti soldati, esser pratico, et degno di essere reconosciutoli capi di cento medesimamente mostrarno haver fatto il debbito loro per essersi portati anco loro bene. Queste ordinanze deveno essere in numero 758 tra picche armate secche et archibuseri come nel rolo del vice collaterale”.

Alberto Fossadri