Nel campo salutistico, in questi ultimi anni abbiamo assistito a un progressivo aumento del ricorso alle medicine naturali. Molto spesso però tali trattamenti e le relative metodologie di intervento sono proposti o applicati come “alternativa” alla medicina convenzionale. 

Questo approccio categorico può confondere i pazienti e seminare idee erronee rispetto all’utilizzo razionale di queste pratiche e alla professionalità degli operatori che le offrono, che da un lato vengono osannati come guru e dall’altro condannati come “stregoni”.

In realtà, le medicine naturali non sono di per sé una alternativa, ma possono essere un valido completamento della medicina convenzionale. Possono essere utilizzate con razionalità, sfruttando tutto ciò che possono apportare, e accompagnare trattamenti della moderna medicina. 

Alla luce di queste nuove e molteplici possibilità si possono pertanto definire come “medicine complementari”.

Per medicina complementare si intende l’uso controllato e scientificamente approvato di metodologie volte al mantenimento o alla promozione della salute, e che normalmente non sono considerate parte della terapia convenzionale. 

Il loro scopo principale è il miglioramento della qualità della vita, supportando il paziente nel percorso di prevenzione, malattia, e cura.  

Il concetto base su cui si fonda l’utilizzo clinico di queste terapie è la medicina basata sull’evidenza, ovvero una medicina che non si fonda solo sulla ricerca e sulla letteratura scientifica ma anche su studi clinici controllati, così come su linee guida di pratica clinica e una valutazione critica degli studi esistenti.

Oltre a coloro che aspirano alla prevenzione e mantenimento della salute, sempre più spesso persone con patologie croniche o degenerative ricorrono al sostegno delle medicine complementari. 

Ciò è dovuto a diversi fattori, tra cui una maggiore accessibilità dell’informazione sugli effetti collaterali che la medicina convenzionale può produrre, una più diffusa conoscenza di altre culture e dell’esistenza di concetti di salute differenti, un maggiore riconoscimento del valore di un approccio ”olistico” nel processo di cura e assistenza, e un maggior riconoscimento degli operatori che le utilizzano.

Questi elementi sono però lame a doppio taglio: una maggiore diffusione di informazioni e della possibilità di accedervi porta le persone a “fare da sè”, affidandosi a notizie false e pagine poco attendibili in cui si può inciampare navigando su internet. 

Non essendoci molti studi e quasi nessun controllo sulle informazioni che vengono lanciate online, non è difficile cadere in errore. 

Trattandosi di salute, tuttavia, l’automedicazione con i rimedi naturali è da evitare come accade per i farmaci. 

L’apparente conoscenza fornita dal web, canale spesso utilizzato per fare ricerche su questi argomenti, può generare sospetto e diffidenza, oppure portare il paziente a nascondere l’assunzione di prodotti erboristici — o l’intenzione di assumerli — con il proprio medico di base, con il rischio di incappare in interazioni pericolose qualora si assumessero altri farmaci al contempo.

Le medicine complementari in Italia non sono ancora ufficialmente riconosciute, e di fatto manca un dialogo articolato tra i vari operatori, così come tra pazienti e operatori. 

Rappresentano pertanto una risorsa innovativa nel campo della sanità e necessitano laicità intellettuale, rispetto reciproco, disponibilità alla discussione, al confronto e all’accettazione del metodo scientifico della medicina basata sull’evidenza.  

È fondamentale inoltre la verifica dell’efficacia e sostenibilità dei trattamenti proposti. È bene rivolgersi sempre a operatori preparati ed esperti, senza affidarsi a soggetti non qualificati per l’applicazione di tali medicine, poiché comunque non sono prive di rischi se impropriamente utilizzate.

La fitoterapia rientra tra queste medicine naturali.  

È una disciplina che si basa sull’utilizzo delle piante medicinali e dei loro derivati a fini di prevenzione e cura delle malattie. 

Spesso il pubblico è portato a ritenere che l’utilizzo di rimedi naturali sia privo di rischi, proprio in quanto “naturali”.

 In realtà, come ogni sostanza attiva sull’organismo, anche quelle di origine vegetale possono comportare effetti collaterali e interazioni con farmaci e alimenti. 

Negli ultimi anni è emersa la necessità di sviluppare, e proporre, un approccio multidisciplinare alla salute e alla malattia, mettendo al centro la persona e le sue necessità. Le medicine complementari possono colmare questi bisogni, ma per farlo è necessario superare contrapposizioni ideologiche e la diffidenza per far posto al principio di integrazione. Si pongono come valido aiuto/risorsa poiché si rivolgono alla cura e al benessere della persona, e allo stesso tempo si accostano e cooperano con la medicina convenzionale, mirando al miglioramento della qualità della vita e al mantenimento della salute. Risulta fondamentale un approccio multidisciplinare da parte di operatori con diverse esperienze e conoscenze. Un approccio che deve scaturire dal dialogo tra i diversi settori della medicina con la fitoterapia e le altre medicine complementari (agopuntura, medicina tradizionale cinese, omeopatia, omotossicologia), riconosciute come sistemi di diagnosi, cura e prevenzione, in grado di affiancare la medicina ufficiale e con lo scopo di promuovere e tutelare la salute, la cura e la riabilitazione dei pazienti.

E in tutto questo, l’erborista, che ruolo ricopre?

Innanzitutto, è bene dare qualche definizione. 

L’erborista è quella figura professionale in grado di miscelare erbe, consigliare rimedi per la cura di disturbi minori e coadiuvare il benessere quotidiano. Per ricoprire tale ruolo deve conseguire la laurea in Tecniche Erboristiche (in sostituzione al diploma universitario) o Farmacia.

In ambito di medicine complementari, l’erborista può consigliare rimedi per preservare la salute, prevenire l’insorgere delle malattie, coadiuvare funzioni fisiologiche e modulare gli effetti collaterali delle terapie convenzionali, supportare alcune funzioni specifiche in caso di patologie degenerative.  

L’obiettivo è quello di creare una nuova Medicina, empatica, multidisciplinare e basata sul dialogo aperto e la fiducia, tra operatori e tra operatori e fruitori di questa medicina, che ha come fulcro la salute e il benessere psicofisico del paziente e la prevenzione nel soggetto sano.

Per info contattare 3482634554

Dott.ssa Marini Rita Lia