Prendo occasione dalla festa della donna per parlare di un contesto, quello del matrimonio, in cui il ruolo e i diritti delle donne sono cambiati in maniera drastica rispetto al passato, ma è opportuno esaminare il discorso sfrondato dagli stereotipi, a cominciare dalla credenza che nell’antico regime la donna non avesse alcun diritto di fronte al marito.

Se nell’impero romano (usato a modello di civiltà all’avanguardia) il pater familia aveva diritto di vita e di morte su moglie e figli; nel buio ed oscurantista medioevo la donna qualche diritto lo possedeva. Il merito di quel cambio di rotta va sicuramente dato al cristianesimo, che imponendosi come nuova religione ha smorzato i concetti per cui un uomo potesse possedere un altro uomo (o donna), rimarcando la sacralità della moglie in quanto non di sua proprietà, essendo ella creatura di Dio. Concetto che ovviamente non ha garantito la totale libertà della donna, ma quantomeno l’ha posta su un livello nuovo.

Uno dei primi strumenti di tutela della donna è stata sicuramente la dote, su cui ci concentriamo oggi. Ma cos’era e com’è nata questa usanza di cui tutti abbiamo sentito parlare dalle nostre nonne?

Dovrebbe trarre origine dall’epoca delle prime civiltà in Medio Oriente. Affinata poi dal mondo classico greco-romano, quella che abbiamo in mente è nata nell’alto medioevo grazie ai Longobardi, che portarono dalla Germania una tradizione che in parte si accostava alla dote romana, come un secondo istituto giuridico, mescolandosi successivamente. Si tratta del morgengabio, noto come “dono del mattino” poiché era il regalo che il marito concedeva alla moglie il mattino seguente la prima notte di nozze (e per questo chiamato talvolta praetium virginitatis). Se la donna non fosse stata vergine il marito aveva la possibilità di ripudio, perciò accadeva spesso che per provare l’atto di consumazione e la verginità della sposa si esponessero pubblicamente le lenzuola macchiate di sangue. Il dono costituiva un asset di proprietà della moglie e ad un certo punto, fu stabilito che non doveva superare la quarta parte delle proprietà del marito, poiché taluni esageravano nell’assegnare proprietà alla moglie.

Con l’evolvere del medioevo le consuetudini cambiarono un po’, ma il matrimonio restava un contratto in cui l’interesse delle famiglie (anche nei ceti sociali poveri) prevaleva sui sentimenti e veniva pattuito tra i genitori, o comunque tra i rappresentanti maschi delle due famiglie, con una serie di incontri in cui si stabiliva la dote e si stipulava il fidanzamento. La dote non era più basata sul morgengabio: veniva elargita dal padre della sposa e amministrata dal marito, ma rimaneva di proprietà della donna. Talvolta il fidanzamento avveniva per procura e in sostanza era un impegno, un accordo pre-matrimoniale con il ruolo di “rendere pubblica” l’intenzione al matrimonio, al fine di far emergere eventuali impedimenti e tenere lontani altri pretendenti.

In epoca veneta, a tutela degli interessi della donna la legge stabiliva che se il marito stesse dilapidando la dote, la moglie poteva ricorrere alla giustizia ed ottenerne l’amministrazione esclusiva (oltre al risarcimento di quanto sottratto). La consuetudine prevedeva che una volta trovato l’accordo sulla dote, questa veniva data per metà all’atto del matrimonio e la metà successiva alla nascita del primo figlio, o comunque non oltre i 10 anni. Ecco perché i coniugi cercavano immediatamente una gravidanza. Però sorgeva un problema quando lo sposo rimaneva vedovo col primo parto. Se fossero morti sia la sposa che il bambino, il suocero avrebbe avuto diritto di chiedere al vedovo la restituzione della dote.


Comunque, se è vero che le donne si sposavano giovani, non è altrettanto vero per gli uomini. Prendendo in esame la provincia di Brescia nel XVII e XVIII sec., la media dell’età da matrimonio per gli uomini si aggirava attorno ai 25 anni.Ed era così anche nel medioevo, perché un uomo doveva garantire al futuro suocero di poter mantenere una famiglia, quindi doveva sistemarsi prima di chiedere la mano alla sua bella. L’età da matrimonio dei maschi iniziò ad abbassarsi nel XIX secolo, soprattutto a partire dal 1803, quando Napoleone introdusse la coscrizione obbligatoria: per evitare la leva, fiorirono i matrimoni precoci.

Alberto Fossadri