Che l’uso prolungato del ciuccio possa creare problemi a denti e bocca è cosa risaputa ma, se correttamente gestito, si sa altrettanto possa risultare un valido aiuto.
È noto infatti il suo utilizzo quando il neonato ha difficoltà ad addormentarsi, molto utile come rassicurazione quando mamma non c’è o quando il piccolo soffre di colichette: l’importante è non utilizzarlo a sproposito, per esempio cercando di zittire il bimbo senza voler comprendere le motivazioni vere del suo disagio o per farlo dormire, dandoglielo imbibito di zucchero, miele o marmellata.
Questa pessima abitudine ha infatti dirette ripercussioni anche sugli elementi dentari con comparsa di carie multiple ed estese, tipicamente chiamate “Carie da biberon”, conosciute anche come “Baby bottle syndrome” o “Carie della prima infanzia”.
Si tratta in questo caso di una patologia che si sta diffondendo tra i bambini piccoli: ciò che ne favorisce la comparsa è il fatto di lasciare al bambino il ciuccio o il biberon contenente latte o bevande dolci quali camomilla, tè o succhi di frutta, con l’intento di farlo rilassare per tutta la notte.
È proprio durante il sonno infatti che si riduce la salivazione e quindi anche la capacità di proteggere i denti dalle carie: questo processo inizia con la demineralizzazione dello smalto, rendendo il dente sempre più sensibile e più soggetto all’insorgenza di carie che se non curate possono causare dolori e anche ascessi.
La terapia migliore è la prevenzione.
Inoltre il ciuccio, cosi come il dito, si va ad interporre fra il palato e la lingua, impedendo a quest’ultima di guidare il corretto accrescimento del mascellare con la comparsa di una anomala forma del palato (stretta e lunga), comparsa di “morsi aperti anteriori” (i dentini superiori non chiudono correttamente su quelli inferiori ma restano molto distanti) e l’Instaurarsi di attività parafunzionali, come la deglutizione atipica o la respirazione orale per il mancato sviluppo corretto dell’arcata mascellare.
Quindi, quando è corretto togliere il ciuccio?
Studi condotti a tal proposito confermano che i bambini che continuano ad usare il ciuccio dopo i 4 anni hanno maggiori problemi di malocclusione dentaria: risulta opportuno quindi ridurne l’utilizzo dai 18 mesi ed eliminarlo definitivamente tra i due ed i tre anni. Nei primissimi anni di vita infatti le ossa facciali si sviluppano molto: dare un input sbagliato può causare danni futuri.
Meglio dito o ciuccio?
Peggio del ciuccio è il pollice, perché il ciuccio lo si può togliere, il dito… molto difficilmente!
Quale ciuccio scegliere?
A ciliegia o anatomico? Di caucciù o al silicone? In commercio ci sono tantissimi tipi di ciucci ed orientarsi non è sempre facile.
Il ciuccio anatomico, cioè a forma di goccia, schiacciata e ricurva verso l’alto, è disegnato per adattarsi meglio alla forma del palato del bambino,
mentre quello a ciliegia, di forma rotonda somigliante al capezzolo della mamma, rischia, a lungo andare, di compromettere lo sviluppo del palato e delle arcate dentarie.
In realtà non esistono studi che rivelino l’efficacia o la pericolosità di una forma rispetto ad un’altra.
Sottolineiamo ancora però che l’uso del ciuccio (sia anatomico che a ciliegia) va comunque limitato, perché l’uso costante e prolungato può influire negativamente sullo sviluppo dei denti e del palato.
I materiali con i quali vengono realizzati i ciucci sono fondamentalmente di due tipi: il silicone ed il caucciù. Il primo è un prodotto chimico di origine sintetica a base di silicio, trasparente, indeformabile, che non assorbe gli odori ed i sapori e non subisce alterazioni anche dopo numerose
sterilizzazioni, sia mediante bollitura che a freddo. Il secondo è una gomma naturale, più morbida, elastica e soprattutto più resistente alle lacerazioni rispetto al silicone.
Le particolari caratteristiche di inalterabilità rendono il ciuccio di silicone particolarmente adatto durante i primi mesi di vita, mentre con la eruzione dentaria è opportuno passare al succhietto di caucciù più resistente alle lacerazioni rispetto al silicone.
Come separarsi dal ciuccio?
Per aiutare il piccolino a separarsi dal ciuccio bisogna agire in maniera graduale evitando azioni forzate e coercitive ed avere dei piccoli accorgimenti.
– Cercare di limitarne l’uso alle situazioni più critiche: ad esempio quando si addormenta o se la mamma è assente.
– Distrarre il bambino spostando la sua attenzione verso altri oggetti o attività.
-Cercare di limitarne l’uso alle situazioni più critiche: ad esempio quando si addormenta o se la mamma è assente.
– Distrarre il bambino spostando la sua attenzione verso altri oggetti o attività.
– Proporre qualche mansione “da grande” che con il ciuccio non possa fare.
-Evitare di focalizzare l’attenzione sul “problema ciuccio” con continui sforzi per farglielo abbandonare.
-Non colpevolizzarlo se insiste a volerlo, ma lasciare che il “distacco” avvenga quando si sente psicologicamente pronto.
Quindi, in conclusione: ciuccio si, ma solo per poco ed utilizzato con “giudizio”.
Dr.ssa Marilisa Massetti