Un incontro pubblico fortemente atteso quello proposto dal Fondazione Cogeme nel pomeriggio del 20 maggio scorso, nell’ambito degli eventi in programma in occasione della XXIII edizione di “Franciacorta in Fiore”. La conferenza, che fa parte del programma “Festival Carta della Terra 2022” e tenutasi presso la sala ristorante del Franciacorta Country Lodges a Bornato, ha avuto come focus l’analisi della qualità dell’aria in Franciacorta e un ragionamento su quali possano essere gli interventi concreti da metter in atto per il miglioramento della situazione ambientale e, di conseguenza, della vita e della salute di tutti i cittadini.

Cinque i relatori presenti al tavolo, ognuno con specifiche competenze: Lorenza Corbella ingegnere del settore monitoraggi ambientali di ARPA Lombardia, Camilla Alberti presidente dell’associazione “Strada del Franciacorta”, Lucio De Luca vicepresidente di ANCI Lombardia, Giancarlo Gentilini presidente dell’agenzia TPL “Trasporto Pubblico Locale” Brescia e Nada Forbici presidente di ASSOFLORO “Associazione Florovivaisti Bresciani; moderatrice la giornalista di Chiari Week Stefania Vezzoli. Sono intervenuti anche il sindaco Scuri, Alberto Vanoglio consigliere dell’Associazione “Terra di Franciacorta” e Gabriele Archetti presidente di “Fondazione Cogeme”.

Ha aperto i lavori il sindaco di Cazzago S. Martino Fabrizio Scuri che, oltre ai saluti istituzionali, ha illustrato le azioni che l’Amministrazione Comunale sta mettendo in atto per il miglioramento della qualità dell’aria. Il primo cittadino ha spiegato come, già nel programma elettorale, fosse data particolare importanza all’ambiente e alla qualità dell’aria con l’obiettivo, nel corso dei 5 anni di mandato, di ridurre il saldo tra CO2 emessa e CO2 assorbita. Il progetto parte con l’effettuare una “fotografia” della situazione, per poi proseguire con delle piantumazioni e degli interventi specifici. Per le piantumazioni sono già state individuate delle aree (a Pedrocca, Cazzago e Barco) ove saranno messe a dimora 250 piante, con la creazione anche di un bosco di querce. Sarà poi effettuato un “Piano del verde” che, non include solo le piantumazioni, ma anche la gestione del verde in generale, sia da parte del Comune che dei privati. È stata già installata in municipio una prima centralina di rilevazione della qualità dell’aria a cui ne seguirà il posizionamento di altre quattro sul territorio. I dati rilevati saranno disponibili on-line, senza filtri, con libera consultazione da parte dei cittadini con indicazione in tempo reale della qualità dell’aria (non buona, buona, ottima).

«Sensibilizzeremo anche gli altri Comuni della Franciacorta – ha continuato il sindaco – a dotarsi di queste stazioni di rilevamento, in modo da avere un monitoraggio reale della qualità dell’aria nei nostri territori».

Il presidente di “Fondazione Cogeme”, Gabriele Archetti, è intervenuto esprimendo il proprio apprezzamento per la concretezza delle iniziative promosse dalla politica comunale a favore dell’ambiente. Ha poi sottolineato l’importanza di ripristinare un dialogo con ARPA al fine di lavorare tutti insieme al progetto, non semplice, di una “Franciacorta sostenibile” con il coinvolgimento degli abitanti di questi luoghi. «È importante che l’aspetto ambientale e paesaggistico – spiega il prof. Archetti – si integrino con la popolazione di questi luoghi, che deve essere interpellata e coinvolta nel progetto».

CHE ARIA TIRA IN FRANCIACORTA – I DATI DI ARPA LOMBARDIA

L’ing. Lorenza Corbella ha introdotto lo studio della qualità dell’aria nella Provincia di Brescia spiegando che il rilevamento avviene tramite una serie di stazioni fisse poste sul territorio e tramite stazioni mobili utilizzate specificamente per studi o campagne richieste dalle singole Amministrazioni. La rete di rilevamento bresciana è costituita da 11 centraline situate in zone identificate come “urbane”, “sub-urbane” e “rurali”.

Le campagne di monitoraggio sono suddivise in due periodi: invernale ed estivo, in modo da andare a rilevare la qualità dell’aria in diverse condizioni emissive e meteorologiche;  durano, rispettivamente,  30 e 40 giorni.

ARPA, infine, utilizza l’”Inventario delle emissioni INEMAR”; INEMAR (INventario EMissioni ARia), è un database progettato per realizzare l’inventario delle emissioni in atmosfera, ovvero stimare le emissioni a livello comunale dei diversi inquinanti, per ogni attività e tipo di combustibile.

Le informazioni raccolte nel sistema INEMAR sono le variabili necessarie per la stima delle emissioni: indicatori di attività (consumo di combustibili, consumo di vernici, quantità incenerita, ed in generale qualsiasi parametro che traccia l’attività dell’emissione), fattori di emissione, dati statistici necessari per la disaggregazione spaziale e temporale delle emissioni (fonte: www.regione.lombardia.it).

Di seguito quanto rilevato nella provincia di Brescia:

MACROSETTORISO2 Biossido di zolfoNOx Ossidi di azotoCOV Composti organici volatiliNH3 AmmoniacaPM 2,5 Polveri sottiliPM 10 Polveri sottili
Produzione energia e strasf. Combustibili6%2%0%0%0%0%
Combustione non industriale4%9%3%1%55%46%
Combustione nell’industria51%19%1%0%4%5%
Processi produttivi34%5%4%0%4%5%
Estrazione e distribuzione dei combustibili2%
Uso di solventi0%0%23%0%3%3%
Trasporto su strada1%50%5%1%16%19%
Altre sorgenti mobili e macchinari1%13%1%0%0%0%
Trattamento e smaltimento dei rifiuti2%2%1%0%0%0%
Agricoltura0%25%98%4%9%
Altre sorgenti e assorbenti1%1%34%0%9%9%
Totale100%100%100%100%100%100%
       

Dai dati rilevati si evince che i maggiori inquinanti, per quanto riguarda le polveri sottili PM10 e PM2,5 (particolato fine pericoloso per la salute umana), i principali inquinanti sono le combustioni non industriali (legna e similari) provenienti dalla combustione delle biomasse, seguiti dal trasporto su strada (motori diesel); quest’ultimo rappresenta anche la principale emissione inquinante di ossido di azoto (NOx). L’agricoltura ha un ruolo importante in quanto determina l’emissione del 98% dell’ammoniaca (NH3), che in atmosfera reagisce con gli ossidi di azoto, per formare il particolato secondario.

Per quanto riguarda il PM10, negli ultimi anni, si ha un trend della media annua con un progressivo miglioramento (periodo di osservazione: 2006-2021) e, in particolare negli ultimi tre anni, il valore è al di sotto dei limiti di legge. Il dato più critico è di Rezzato che rappresenta il dato più alto di tutta la provincia, per via delle polveri di cava e derivanti dalla lavorazione dei marmi. Le concentrazioni in aria sono comunque molto omogenee al di là del punto di rilevamento.

Anche il PM2,5, la media provinciale si attiene al di sotto dei limiti di legge. Vi è un progressivo miglioramento anche per il biossido di azoto (NO2) con una media annua al di sotto dei limiti di legge, ma una situazione disuniforme dettata dalle situazioni locali legata principalmente al traffico. È un inquinante che si crea in atmosfera a seguito della combustione dei motori tuttavia, l’introduzione di mezzi meno inquinanti, ne ha prodotto una riduzione nel tempo.

L’ozono (O3) non mostra variazioni particolari ed è ben al di sopra dei valori obiettivo, soprattutto nel periodo estivo. Si forma anch’esso in atmosfera a partire da altri composti la cui formazione è favorita dalle alte temperature e dalla radiazione solare. Non è un problema locale ma esteso di tutta la Regione. All’interno della rete provinciale sono emerse due criticità: la prima è la stazione di Rezzato che ha concentrazioni elevate di PM10 dovute essenzialmente all’attività estrattiva; l’altra è quella della stazione di Brescia via Turati, che risulta congestionata dal traffico per tutta la giornata e con valori elevati di biossido di azoto (NO2).

Gli effetti delle chiusure, portate dalle normative a seguito della pandemia, sono stati favorevoli sulla qualità dell’aria con riduzioni forti delle emissioni: il traffico auto e aereo ha subito una riduzione dell’80-90%, forti riduzioni nel consumo di energia in ambito industriale e del riscaldamento degli edifici del settore terziario e commerciale. È aumentato dal 3% al 6% il riscaldamento domestico.

L’unico settore rimasto invariato è stato quello dell’agricoltura-allevamento. Il lockdown ha quindi portato ad una riduzione considerevole del biossido di azoto (NO2) per la riduzione del traffico; si è avuta una riduzione meno marcata per il PM10 dovuta essenzialmente al fatto che le attività agricole/allevamento non si sono fermate ed al fatto che è continuata la combustione delle biomasse e della legna, principalmente per il riscaldamento delle case. Il PM10 resta quindi il problema attualmente di più difficile gestione. [Continua…]

Emanuele Lopez