All’Istituto “Grazio Cossali” di Orzinuovi, per celebrare la Giornata della Memoria, venerdì 28 gennaio, dalle 10.30 alle 12.00, tutte le classi quinte si sono collegate dalla loro aula, causa emergenza sanitaria Covid 19, attraverso la piattaforma d’Istituto con il supporto informatico del prof. Sebastiano Germanà, per ascoltare la grandiosa vita del generale Guglielmo Barbò, eroe e partigiano della Seconda Guerra Mondiale, raccontata dalla professoressa Silvia Maria Rivetti, sua nipote.

L’incontro è stato organizzato dalla Biblioteca d’Istituto, referente la prof. ssa Antonietta Locatelli, con la Pro loco di Soncino e Giuseppe Cavalli, che ha tratteggiato i principali fatti storici che hanno caratterizzato quel drammatico periodo storico.

Il generale Guglielmo Barbò nacque a Milano nell’agosto del 1888 da una famiglia nobile. Dopo aver frequentato l’Accademia Militare di Roma, si trasferì a Modena e divenne sottotenente dell’Arma di Cavalleria. Partecipò con vigore alla Prima Guerra Mondiale, dove ottenne numerosi riconoscimenti e riuscì a distinguersi grazie alla sua preparazione bellica e al suo carattere pragmatico. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, partecipò all’invasione della Jugoslavia e alla battaglia delle Alpi Occidentali, per poi successivamente partire per il territorio sovietico. A fianco del generale Messe (maresciallo d’Italia alla fine della guerra), il colonnello Barbò venne promosso a Generale di Cavalleria al comando di tre reggimenti (2100 soldati) per il coraggio e il grande lavoro dimostrato durante le battaglie nella fredda Russia. Nel corso dei mesi, gli vennero riconosciuti moltissimi stemmi e medaglie, tra cui la Croce di Ferro nazista, con cui divenne generale di brigata. Con la caduta del regime fascista in Italia del 25 luglio del 1943 e, con essa, l’atto di armistizio dell’8 settembre dello stesso anno, i soldati italiani vennero etichettati come “nemici” dello stato nazista e quindi deportati nei campi di concentramento come prigionieri di guerra. Ritiratosi dal campo di battaglia, Barbò divenne comandante della Scuola di Applicazione di Cavalleria di Pinerolo, finché, il 12 settembre dello stesso anno, lui e tutti i soldati vennero caricati su treno per essere internati in Germania. La notte però, mentre il treno percorreva le sponde del Po, il Generale riuscì a fuggire e a nascondersi in diverse zone della Lombardia, fino a raggiungere la sua famiglia a Biella. Entrò a far parte della Resistenza piemontese fino al 16 agosto del 1944, quando venne catturato e trasferito al carcere di San Vittore a Milano. 

Dopo un presunto atto di sabotaggio nel carcere, i soldati e i loro generali vennero trasferiti a Bolzano, dove Barbò, conscio del suo destino, scrisse l’ultima lettera alla famiglia. Con il Trasporto 81, venne deportato al campo di concentramento di Flossenburg, luogo dedito a contenere soprattutto prigionieri politici. Il duro lavoro, le punizioni e le condizioni di degrado in cui viveva lo fecero ammalare e morire il 14 dicembre del 1944. 

Quando fu trovato, era ancora vivo e il suo corpo era sovrastato da due cadaveri; poco prima di morire intonò con le poche forze che gli rimanevano: “Viva l’Italia!”. Per il suo coraggio e impegno, il generale Guglielmo Barbò viene ancora oggi ricordato da una lastra commemorativa nel comune di Belgioioso e le sue azioni rimangono un esempio di virtù ineguagliabile per tutte le generazioni passate e future. La Giornata della Memoria non è solo il ricordo dello sterminio degli ebrei, e con essi di prigionieri di guerra, oppositori politici, minoranze etniche, gruppi religiosi, omosessuali, portatori di handicap, ma un momento di ricordo di tutti gli eroi che hanno dato la vita per la patria e i loro ideali.