Martedì 20 gennaio 1942 a Berlino, nel salone principale di una grande villa che affaccia sul lago di Wannsee, vengono decise le sorti di milioni di Ebrei, arrivando al perfezionamento della soluzione finale, un mero e semplice problema matematico, risolto con la freddezza calcolatrice di cui solo l’uomo è capace.

Lo spettacolo è stato organizzato dalla Biblioteca d’Istituto, con la referente prof. ssa Antonietta Locatelli e la commissione Biblioteca, per le classi quinte.

La compagnia teatrale “Ronzinante”, presso l’aula magna dell’I.I.S. “G. Cossali”, ha presentato uno spettacolo che riproduce i passi della conferenza di quel gelido martedì 20 gennaio. La totale apatia dei gerarchi colpisce lo spettatore, incredulo di fronte a tanta mancanza di umanità, che vede le decisioni essere prese in maniera relativamente sbrigativa, tra un bicchiere e l’altro.

Heydrich, Lange, Eichmann, Neumann, Kritzinger e Klopfer, interpretati da Matteo Apicella, Lorenzo Corengia, Giuliano Gariboldi, Luigi Pellicioli, Matteo Veneziani ed Emiliano Zatelli prendono vita sul palco, dove le identità personali si annullano e sembra veramente di trovarsi davanti i comandanti del Reich. Gli attori ripercorrono parola per parola il verbale della conferenza, redatto da Eichmann, dove viene esplicitata la necessità di determinare con esattezza le persone interessate dai provvedimenti e di concordare la procedura per la progressiva eliminazione degli undici milioni di Ebrei presenti in Europa. Vengono perfezionate le fucilazioni sistematiche, già in atto dal 1941; i campi di prigionia vengono trasformati in campi di sterminio, con l’ausilio di gas tossici sempre più moderni e letali.

Emerge in questo contesto la banalità del male di cui parla Hannah Arendt, emerge guidata dall’indifferenza e dall’insensibilità, che dipingono un atto di spietata crudeltà come normale e necessario. È stato sicuramente impressionante vedere degli uomini parlare con tanto distacco, come se fossero lontani dalla realtà, completamente slegati da essa, avvolti dal velo dell’odio ingiustificato e della propaganda che li copre interamente, impedendo loro di vedere la verità. 

“Nessun documento offre un ritratto altrettanto nitido ed esplicito del progetto globale di distruzione degli Ebrei d’Europa”: sono le parole pronunciate in occasione dell’inaugurazione della Haus der Wannsee-Konferenz, nel 1992, in riferimento al verbale di Eichmann, che avvalorano il nostro giudizio e mostrano la brutalità delle decisioni prese quel giorno, proprio come è stato messo in scena davanti ai nostri occhi. Tra le parole pronunciate, quelle più scioccanti restano però quelle tratte dal Mein Kampf, che dipingono gli Ebrei come funghi che crescono e proliferano nelle crepe dell’umanità. Siamo consapevoli ancora oggi di quanto forte possa essere l’odio razziale, ma un ritratto così spietato ed umiliante, riportato bianco su nero, diffuso su ampia scala e condiviso dall’intera nazione, renderebbe inerme chiunque, schiacciandolo sotto il peso di queste parole. 

La banalità del male sta proprio qui, nel peso delle parole, nel silenzio delle folle, nella perpetua ingiustizia ai danni dei più deboli e nell’indifferenza che ci rende tutti colpevoli. Rende colpevoli anche noi, quasi cent’anni dopo. Siamo colpevoli perché ci impegniamo a ricordare queste vittime e la tragedia che le ha consumate un giorno all’anno, nella piena consapevolezza che il giorno dopo ce ne saremo dimenticati o penseremo che, in fin dei conti, non è un problema nostro, perché noi, personalmente, non abbiamo fatto nulla di male.

Quindi è importante ricordare anche attraverso spettacoli come questo, che mostra un lato diverso, presentando la causa e non la conseguenza del male in tutta la sua banalità.

Ilaria, Elisa e Marta, classe 5^A Linguistico