Zeitgeist, lo definivano i filosofi di area germanica, lo “spirito del tempo”, ossia la predominante tendenza culturale che fa di un pugno d’anni un’epoca.

Un moto di rivoluzione, scosso come fa il vento in questa stagione con le foglie in procinto di cadere, che assegna ad ogni casella un suo posto, una sua dignità storica.

E se vi si dicesse che in realtà il passato è tanto simile al presente da farci sentire così poco originali e ripetitivi, strappandoci anche qualche risata sui nostri stessi insiti difetti?

Ebbene, questa è la provocazione che ha scandito tutta la serata di un giovedì d’autunno quando, nella cornice suggestiva del castello di Padernello e nel pieno rispetto delle norme di sicurezza, è stato presentato il nuovo libro della professoressa orceana Carla Folli “Storie di paese… e del mondo, poiché tutto il mondo è paese”, un affresco di vicende della Capitale della Bassa risalenti alla metà del XIX sec. e raccontate dall’effervescente narrativa di don Francesco Perini, prelato controcorrente in un periodo in cui essere contro l’establishment non era certo una moda.

Grazie alla sapiente guida di Agostino Garda e alla voce sempre ricca d’espressione dell’attore Gianni Rossi, la serata è stata scandita dalla lettura di alcuni passi del diario personale del Perini, salvato dall’oblio dalla famiglia Tolasi e definitivamente riscritto in formato digitale dalla stessa Folli.

“Questi scritti non mi erano nuovi – ha raccontato l’autrice – Li avevo già letti in passato utilizzandoli come fonte per delle mie ricerche. 

È stato durante il periodo di domiciliazione forzata a causa dell’emergenza che ho ripreso in mano il testo, leggendolo quasi come fosse un racconto, e mi sono subito posta come obbiettivo quello di recuperarlo e di raccoglierne alcuni aneddoti”.

È veramente impressionante come le vicende del passato tanto si assomiglino a quelle del presente. Il racconto del colera, dove tutta la cittadinanza doveva restare in casa evitando di avere contatti, che ci riporta alla cronaca dei tristi eventi degli scorsi marzo ed aprile; una bagarre in una locanda tra un cappellaio e il sindaco di Barco (fino al 1927 infatti Barco era comune autonomo, ndr.), dove si possono leggere gli stessi campanilismi che ancora oggi coloriscono le nostre espressioni e tante altre storie di orceani i cui discendenti, ce lo suggeriscono i cognomi meticolosamente riportati dal Perini, ancora abitano le vie degli Orzi. 

Un racconto che, a tratti, ha davvero del comico, quasi come se ci riconoscessimo nelle vicende di quei normali cittadini arrabbiati per la chiusura dei lavatoi in piazza oppure esagitati per l’arrivo di un personaggio importante, come accadde nel 1862 con la tappa orceana di Garibaldi.

Ha ragione dunque l’autrice, “poiché tutto il mondo è paese”, ancora oggi come ieri continuiamo a vivere in quella normalità che sì, un po’ ci sta stretta, ma che in fondo ci dà la forza, giorno dopo giorno, di coricarci con il sorriso a tratti beffardo di chi è riuscito a cavarsela ancora una volta.

Leonardo Binda