Ogni traccia dell’emblema cosmologico attraversa l’intero territorio muto, il nudo terreno-materia: è il vagare nel complicato mondo della pittura di Nargilb(Gianluigi Bertesago), artista eclettico, autonomo, primordiale, le cui opere saranno esposte dal 27 marzo al 5 aprile presso le sale espositive dell’ex Filanda. Accanto alla Rocca sforzesca, l’ex opificio è luogo mistico per l’arte contemporanea italiana ed internazionale: qui, infatti, nell’azienda di famiglia un adolescente Piero Manzoni amava giocare. Piero Manzoni, artista soncinese conosciuto in tutto il mondo, che negli anni Cinquanta e Sessanta nella “Milano da bere” partorì opere dissacratorie che hanno contribuito a cambiare il corso della pittura, ampliando gli spazi del paradosso, tra “Fiati d’Artista” e “Merda d’Artista”, tra “Achromes” e “Sculture Viventi”.

“Di solito – scrive – il critico René Char – possiamo concepire con maggiore sicurezza la natura degli indizi attraverso esempi isolati nel tempo; isolati nel tempo e quindi puri. Così appare più carico di elevate supposizioni e responsabilità insospettabili quell’artista il quale vive generosamente il flusso del suo istante arbitrario”. Nargilb ha percorso da solo i sentieri non senza una cupezza caratteristica, in margine, isolato, solo, in un condotto di natura incontaminata. Nargilb di fronte ad un telaio, ad una tavola, ha strusciato il suo pennello, le dita, la spatola; ha respirato come uno che nessuno conosce, e che non conosce quasi se stesso, e  propone intime emozioni, senso pittorico, sensibilità, libertà nel colore, linguaggi tribali esplorati da Ugo Nespolo, con una narrazione poetica informale che lo avvicina ai grandi interpreti del Novecento. Segni, tracce, interrogativi sul domani del pianeta Terra.

Per questo suo viaggio cieco, la sua esperienza ci è rimasta ignota e inaccessibile per oltre 30 anni. Ma la sua audacia, la sua fedeltà, la sua innocenza ci investe con il sapore inverso della realtà, con il segno del mito. La sua materia paleo-artigianale si piega alle magiche influenze rituali di un mondo contadino ormai scomparso per farne terreno e strumento della propria “solitudo caeremonialis” come dispositivo di ricerca radicale di eventi. Tracce come ustioni solerti, fluttuanti, che reggono sull’intima natura presente. Sulle sue opere, i sogni possono camminarci sopra e lasciare ferite; punti, spunti, colori accennati come dileguati come l’ombra traccia, o il punto imploso; senza parlare dei sigilli: come descrivere il giorno, come segnalare le temperie neuriche; come vidimare percorsi di impostazione magica, come i sentieri paleolitici: una lunga disciplina artigianale di cultura tardo-agraria in fase di decoesione, di deperimento. Nargilb passa da scosse percettive o immaginative calcolabili, determinabili, per produrre simboli capitali: ganci, lunule, reticoli, spighe, capsule, scritte, per formare l’essenza dell’immagine e stabilire un contatto silenzioso tra essenze e variabili, tra invenzioni ed enigmi.

 Piero Manzoni aveva ammonito che nella vita come nell’arte “Non c’è nulla da dire, c’è solo da essere, c’è solo da vivere”.

Un pensiero portante nel fare pittura di Nargilb dove la sperimentazione della materia e la sensibilità intellettuale creano una magica simbiosi con il quotidiano, con l’habitat che da sempre lo incanta e lo avvolge. La natura è al centro di un dibattito poetico e musicale; un linguaggio invisibile fatto di sensazioni e di intuizioni. Tracce del mondo; la vita in cascina . Il tutto visto con occhi ingenui. Nargilb come Piero Manzoni non si stacca dalla terra correndo o saltando ma volando con la sua fantasia. Un vocabolario non scritto che tocca le corde dell’anima. Così trasmette sensazioni, visioni: la natura e il suo mistero. Il genio contadino! Nella sua stalla, lo studio dove nascono e sono custodite, catalogate centinaia di opere, abitano semplicità, istintività, sensibilità, generosità, amore per il creato.

Gianluigi Colombi