Alla morte di Gian Galeazzo Visconti (1402), il governo del ducato è affidato alla consorte Caterina e a un gruppo di notabili, in attesa che il figlio maggiore dello scomparso, Giovanni Maria, compia i vent’anni. 

La reggenza si dimostra debole a causa dei contrasti interni alla corte e ai ceti dirigenti viscontei.  

“Sfruttando un atteggiamento spesso ambiguo nei confronti della debole reggenza, essi [i condottieri che da tempo militavano al servizio di Galeazzo] ebbero un ruolo determinante nello smembramento del ducato e riuscirono in molti casi a dare corso alle proprie aspirazioni di insignorimento”

È il caso di Pandolfo Malatesta che si muove con accortezza e abilità e trae vantaggio dalle opportunità militari e politiche che si aprono con la crisi e la disgregazione dello stato visconteo («desfacimento del superbo serpente», così venne definito con l’allusione al serpente raffigurato nello stemma visconteo). 

Tra il 1404 e il 1406 diventa signore di Brescia e del suo contado (Orzinuovi compreso); dal 1408 anche signore di Bergamo.

Dopo il breve periodo dell’imbelle Giovanni Maria, diventa duca di Milano, 1412, il fratello Filippo Maria

Questi inizia una spregiudicata politica di recupero 

elle terre un tempo del ducato e ora in mano a varie signorie. 

Tra queste Brescia e la sua provincia. La politica di Filippo sarà la causa di una serie di conflitti che vedranno protagonisti quasi tutti gli stati della penisola, Venezia in primis. 

In questi conflitti Orzinuovi è coinvolto pesantemente: in circa trent’anni il borgo vedrà cambiare più volte il signore dominante. Schematicamente in questo articolo diamo notizia del turbinoso avvicendarsi dei dominatori, con le parole delle cronache d’allora o degli storici vicini al periodo.

1420 – Agosto.

Gli orceani si arrendono al Carmagnola, al comando delle milizie viscontee, e passano dal dominio malatestiano a quello di Filippo Visconti.

“Il quale [Carmagnola] per obedire il Ducca [Filippo Visconti] intorno al principio d’Agosto che fu il MCCCCXX  [1420] assaltando con potentissimo sforzo la terra nostra de gl’Orci, non passò molto” che, fuggiti i capitani del Malatesta, “gli si resero gl’Orceani e vi entrò il Carmignola à nome di Filippo” (Codagli).

1421 – 16 marzo.

Brescia si arrende al Carmagnola che ne prende possesso a nome del duca Filippo Visconti. “… v’entrò parimente il Carmignola a nome di Filippo a’ sedici di Marzo del MCCCCXXI e la forificò per tutto di fosse, e d’ogni sorte d’armi […] Pandolfo tolti i suoi arnesi, dolendosi delle sue rovine in canzon francese, andò da Carlo suo fratello ad Arimini” (Capriolo, nell’edizione in volgare del 1585 di P. Spini, p. 153).

1426 – Carmagnola, lasciato Filippo per dissapori, è ora al servizio dei Veneziani.

A Brescia una insurrezione organizzata dalle famiglie guelfe ostili ai Visconti, la notte tra il 16 e il 17 marzo si appropria di gran parte della città, aprendo la strada alle truppe veneziane al comando del Carmagnola. 

“Intanto a’ diciassette di Marzo MCCCCXXVI […] diedero i Bresciani, e in particolar i Guelfi assalto alla Città” (Capriolo pag. 154). 

Le forze viscontee presenti nella città si barricano in un quartiere fortificato (la cittadella) abitato da famiglie ghibelline favorevoli a Filippo. 

Assediate dal Carmagnola e disperando degli aiuti si arrenderanno solo il 20 novembre (alcune cronache propongono date diverse per questa resa).

1427 – Il Carmagnola, dopo essersi impadronito dell’intera città, si volge alla conquista di terre del contado: Pralboino, Montichiari, Quinzano, Urago, ecc. 

Prende campo a Maclodio dove c’è l’esercito visconteo capitanato dal Piccinino e dallo Sforza.

Ingaggiata la battaglia mette in rotta i viscontei.  

Assale poi con l’artiglieria Orzinuovi difeso da forze di Filippo e dopo un assedio durato sedici giorni  entra nel borgo il primo di novembre. 

Gli orceani hanno qualche condizione da osservare: “con patto che i Terrieri gli sborsassero per la spesa dell’artigliaria dui mille cinquecento scudi, e che menassero in campo cento carra di vino, e cinquecento some di formento da vendersi a buona derrata (a prezzi calmierati)” (Capriolo pag. 160).

1432 – Il Carmagnola viene processato per tradimento dai Veneziani e condannato a morte. 

Il 5 maggio è decapitato in piazza San Marco, ad locum iustitiae consuetum (al solito posto della giustizia).

“Machiavalo più tosto il simulato procedere con che egli e militava co’ Venetiani, e accordavasi à un tempo con il Ducca Filippo” (Codagli pag. 69; il nostro indica erroneamente il 22 aprile come data della morte).

1438 – Filippo Visconti, dopo vari trattati di pace ignorati, tenta il recupero del territorio bresciano. 

Orzinuovi è messo sotto assedio del Piccinino, comandante delle truppe viscontee; tradito da Pietro da Lucca, inviato dal Gattamelata (a capo delle truppe veneziane) in soccorso del borgo, si arrende e viene saccheggiato. 

“Alli 9 settembrio si levò da Roncadelle e andò a i Orci Novi, e lì stete per fin che adì 23 settembrio hebbe i Orci perché uno Petro di Luca, Conduttero di la nostra Signoria de 200 cavalli, ge lo dete cativamente; con questo che lui fosse salvo e la sua compagnia, et il resto a discretion, et dicho alchuni Guelfi” (Soldo). “… in Bresciana quelli da gli Orzi fortemente fecero resistenza alle forze di Filippo. 

Ma quel, che non potè fare alcuna forza così tosto, che si dessero al nimico, il tradimento di Pietro da Lucca, fu cagione, che si facesse.

Questo Condottiero mandato dal Melata [Gattamelata] al soccorso del luogo con dugento cavalli, non molti giorni dopo diede gli Orzi al Piccinino” (Sabellico pag. 309). 

Il Capriolo, curiosamente, non accenna al tradimento di Pietro da Lucca, benché suo padre venga preso in ostaggio e inviato sul piacentino in attesa del riscatto: “Perlochè presovi Guelmino Cavriolo mio Padre che ivi era […] fu dal Piccinino mandato in ferri a Borgonovo Castello del Piacentino, da onde si riscattò con mille cento scudi” (Capriolo pag. 167). 

Codagli pag. 74 seg.; Capriolo pag. 167; Soldo pag. 15; Sabellico pag. 309

1440 – Le forze di Filippo sono messe a dura prova da Francesco Sforza, già comandante visconteo e ora al soldo dei Veneziani. Dubitando il Ducca di Milano di poter difendere Orzi, lo dona a Lodovico Gonzaga, uno dei suoi capitani, il 6 giugno 1440. “…deliberò di darlo in dono al Gonzaga, e alli sei di Giugno, il MCCCCXL (1440), ne diede notizia con Lettere Ducali à gl’Or-ceani” (Codagli pag. 79).

Il Gonzaga invia a Orzi un suo commissario per prenderne possesso: “v’avesse à questo fine  mandato Mastino Soardo suo Commissario à receverne il possesso” (Codagli).

1440 – Orzi, ad opera di Francesco Sforza, ritorna sotto il dominio veneziano (16 giugno). 

“Adì 14 zugno […] il Conte Francesco […] andò a i Orci Novi. Ma fu ditto che le zente dil Ducha tornava de za de Ollio; e così fu principiato uno pocho de scaramuza  […] e fo la scaramuza per forma che le zente del Duca […] furno rotti e fo preso de loro circa doa millia cavalli. Ritornò il Conte Francesco a i Orci, e se rendèno a dì 16 zugno a patti, salva la robba e le persone” (Soldo).