Il Giorno della Memoria è stato istituito in Italia con la Legge 20 luglio 2000 n.211, in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici nei campi nazisti. All’art. 2 si legge ” Siano organizzati iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto, affinché non accada più. “.

È d’obbligo, a questo punto, una riflessione: finché ci riferiamo a Scuole Secondarie di primo e secondo grado la trattazione di un tema forte come l’Olocausto trova una sua giusta collocazione nel curricolo formativo, invece potrebbe rivelarsi addirittura traumatico propinare ad un bambino poesie, racconti, filmati che indugino sulle atrocità e gli abomini della Shoah! A tal proposito, arriva in soccorso lo psicologo statunitense Bruner, il quale ripeteva:《 Si può insegnare qualsiasi cosa a

qualsiasi alunno a qualsiasi età, purché ciò sia fatto in maniera onesta e accettabile》. E allora i docenti della Scuola Primaria dell’Istituto Comprensivo hanno costruito una sorta di curricolo a spirale che, nel rispetto dell’età, della sensibilità e della maturità dei fanciulli, celebra la memoria di quel momento storico nella convinta persuasione che – come scriveva Primo Levi “se comprendere è impossibile, conoscere è necessario!”.

In tutti i plessi i maestri, consapevoli che i principi di solidarietà, uguaglianza e rispetto della diversità sono i pilastri che sorreggono la convivenza civile, mettono in campo azioni che consentano ad ogni loro alunno di vivere su questa terra senza marca, senza etichetta, senza distinzione, senza altro nome che quello di uomo.

Si comincia dalla classe prima con la storia dell’agnello rimbalzello, che “danza orgoglioso del suo manto candido e vaporoso”, finché un giorno viene tosato e gli amici ridono di lui. Poi arriva un saggio leprotto a consolarlo e a cantargli:” Se alzi la zampa e prepari un bel salto, il tuo talento ti porta fin qua ed anche più in alto.” La saggezza supera le offese e vince la tristezza e la solitudine! I bambini riproducono con i cucchiai anche le note di Gam Gam, la canzone che la maestra insegnava ad i suoi alunni per distrarli dal dramma che stavano vivendo e che è divenuta un po’ l’inno del 27 Gennaio.

In classe seconda , gli alunni cominciano a riflettere sul valore di ognuno come persona e si rendono conto che le differenze per loro non esistono, le differenze le abbiamo inventate noi grandi. Vedono, ascoltano e leggono la storia dal titolo “Ogni merlo è un merlo”, in cui il merlo Bobo viene aggredito da un grosso merlo con gli stivali, che gli intima: 《Tu sei diverso, tu non sei

abbastanza nero e perciò da oggi porterai sulla schiena un cerchio rosso sulla schiena》, mentre nessuno dei suoi amici cinguetta in sua difesa.
In classe terza, termini come ebrei, nazismo, olocausto iniziano timidamente ad affacciarsi sul percorso didattico. Ed ecco allora narrata la fiaba della portinaia Apollonia: il piccolo Daniel crede sia una strega, perché rinchiude lui e la sua mamma nello stanzino buio del carbone. Solo dopo comprenderà che in realtà lei è la fata che lo protegge dai tedeschi persecutori. E quindi da qui parte anche tutta la riflessione sui giusti, su quanti, a rischio della propria vita, hanno salvato e protetto altre vite.

In classe quarta nonna Caterina racconta ai suoi nipotini la storia del popolo ebraico, il popolo dell’attesa, il popolo della speranza mai sopraffatta dai pregiudizi. E contro i pregiudizi e, soprattutto, contro l’indifferenza di chi ha visto ed ha taciuto, scrive la senatrice a vita, Liliana Segre, del cui libro “La memoria rende liberi” ai bambini vengono lette alcune toccanti pagine.

Ed infine in classe quinta i ragazzi, ormai non più bambini, leggono dell’incontro lieve, in un campo di concentramento, tra la piccola Sara ed un pettirosso, che deciderà di portare in volo accanto a sé la sua nuova e dolce amica, perché capisce che la Shoah è per lei cosa troppo crudele e mostruosa. E scorrono i versi di Primo Levi, che li obbliga a meditare su ciò che è stato, su uomini che sono morti per un sì o per un no, su donne con gli occhi vuoti e freddo il grembo, come rane d’inverno.
In tutte le classi la riflessione, seppure triste, seppure pregna di significato morale ed etico, si conclude con una speranza che è poi quell’anelito d’amore che ci regala Anna Frank, Sabato 15 Luglio 1944:《Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto…Eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che questa spietata durezza cesserà e che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità》 .

Maria Rosaria D’Ambrosio