Stefano Lusardi, conservatore del Museo MarteS di Calvagese della Riviera e della Fondazione Ugo da Como di Lonato, ha incontrato gli studenti della classe quinta de Liceo Scienze Umane per raccontare le tappe che hanno portato alla formazione dei musei, illustrando le meraviglie della nostra zona. 

Pompeo Batoni è stato il primo pittore citato, il più gettonato a metà del XVIII secolo. 

Di questo periodo sono caratteristici i ritratti singoli o di gruppo nei quali venivano spesso raffigurati protagonisti del Grand Tour. 

Per questo i gentiluomini sono spesso dipinti accanto a monumenti storici come il Colosseo, il più maestoso anfiteatro sul territorio italiano. Questi quadri venivano poi appesi in gallerie dei ritratti di famiglia come testimonianza di tali viaggi e uno tra i più intraprendenti fu sicuramente Goethe. 

In quest’epoca le opere d’arte avevano diversa utilità, non servivano solo per un compiacimento di natura estetica ma vi si coglieva la classicità, la storia e soprattutto norme o parametri legati all’armonia ricercata nell’età neoclassica. Nel ‘700 le opere d’arte erano appannaggio di importanti e facoltosi benestanti che erano in grado di acquistarle e venivano collocate in spazi a loro deputate. Potevano costituire l’arredamento delle dimore patrizie e, anzi, a partire dalle seconda metà del ‘500 avevano luoghi appositi per custodirle e conservarle. 

Dalla seconda metà del ‘700 si comincia a sentire la necessità di offrire alla pubblica produzione queste opere d’arte, mostrandole in generale a tutta la popolazione e non solo ai ‘privilegiati’. Fu una vera e propria rivoluzione per il mondo del collezionismo che gettò le basi per il futuro dei musei, codificati alla fine di questo secolo. Importante fu il movimento dell’Illuminismo tanto è vero che uno dei personaggi più emblematici fu sicuramente Napoleone in quanto fondò il Louvre. 

Pubbliche o private, queste raccolte nascono per diffondere il più possibile la loro conoscenza in quanto anche materiale didattico. 

Molte nascono, infatti, come accademie e un esempio è certamente la Pinacoteca di Brera. 

Lusardi ha poi proseguito con Sirmione e le grotte di Catullo. 

Queste ultime non sono vere e proprio caverne ma le si chiamano in questo modo perché tra il ‘500 e il ‘700 per visitare la villa del poeta bisognava calarvi dal soffitto. Non c’erano porte, era ancora sotto terra e venne scoperta in modo completo successivamente.

Il termine ‘grotta’ venne codificato al tempo a Roma per indicare principalmente reperti archeologici. 

Dopo aver preso in considerazione i paesi di provenienza di tutti noi studenti, Stefano ha poi illustrato diversi musei e pinacoteche vicine a noi. In questo modo ci ha coinvolto maggiormente e avvicinato a quelle che sono le nostre bellezze. 

Fare personalmente visita ai musei farà sempre provare altre emozioni, come afferma lo stesso Stefano Lusardi, ma questo è di certo un modo alternativo per farlo in tempo di Covid. 

Asia Alberti