Il fato è nelle piccole cose. Per esempio: quei minuscoli esseri detti api, impollinando le piante, ne garantiscono la riproduzione e, di conseguenza, l’esistenza di tutte le altre forme di vita che dai vegetali dipendono. Su Internet, corre una famosa citazione attribuita ad Albert Einstein in merito. Non occorre poi ricordare i loro dolci e salutari prodotti. Viste le preziosissime doti naturali di questi insetti, è perfettamente comprensibile che qualcuno scelga di diventare apicoltore per pura passione.
Il manerbiese Fabrizio Mosca ha fatto proprio questo. La sua professione è il disegno architettonico; ma ha seguito un corso di apicoltura organizzato dall’APAB, l’Associazione Per l’Apicoltura Brescia. È così divenuto apicoltore hobbista.
Fra le sue arnie, quindici sono arnie vere e proprie, ciascuna contenente nove telaini su cui lavorano le api. Le altre trentadue sono divisioni, fatte per prevenire la sciamatura. Essa è un fenomeno naturale: la partenza definitiva da una colonia di una regina, seguita da una parte delle giovani operaie e da qualche fuco. Serve a lasciare il posto alla nuova regina che sta per nascere. Vari fattori possono favorire o meno la tendenza a sciamare.
Questo esodo, però, indebolirebbe la “famiglia”, privandola di membri giovani e pronti a riprodursi.
Ecco perché gli apicoltori preferiscono, generalmente, prevenire il fenomeno.
Quanto ai mieli, le api di Mosca producono quelli di acacia e tiglio – oltre al millefiori, che Fabrizio riserva però all’alimentazione delle piccole lavoratrici alate. Le arnie vengono ampliate da melari, le cassette che raccolgono (appunto) il miele. Perché un hobbista sia autorizzato a venderlo, occorre un’etichettatura che riporti il nome, la partita IVA, la provenienza, la scadenza e il lotto. Ciò rende il prodotto tracciabile e controllabile a livello sanitario.
Attualmente, le arnie di Fabrizio Mosca si trovano nel Bosco del Canalòt (alias Bosco Mella), nel terreno assegnato in comodato d’uso al consorzio Ruzza Botta. È una posizione favorevolissima alle api: sono circondate da piante non trattate con pesticidi e curate dai volontari locali. Solitamente, gli apicoltori debbono chiedere la disponibilità dei terreni agli agricoltori.
Questi ultimi non possono però rinunciare a quei trattamenti antiparassitari che rendono i vegetali velenosi anche per le api. Ciò comporta temporanei trasferimenti delle arnie, durante i suddetti trattamenti. La disponibilità del Bosco ha fornito un piccolo “paradiso” che ha risolto il problema almeno a Fabrizio. L’importanza di queste “oasi verdi” ha spinto Castenedolo a diventare un paese “amico delle api”. Dell’anno scorso è la notizia, sul sito del “Giornale di Brescia”, per cui questo Comune avrebbe destinato cinque aree pubbliche alla semina di fiori atti al pascolo degli insetti impollinatori. La fornitura delle sementi e l’avvio della pratica sono state curate dall’associazione ForBee, nata in collaborazione con l’Associazione Apicoltori della Provincia di Brescia.
Essa ha anche organizzato incontri di sensibilizzazione sul tema della moria delle api.
Creare un pascolo per gli insetti impollinatori è il sogno anche di alcuni apicoltori attivi a Manerbio. L’hanno dichiarato Angelo Zanolini (hobbista), il suddetto Fabrizio Mosca e Davide Frugoni (professionista). Sono contenti anche delle dichiarazioni di Fabio Rolfi, assessore regionale lombardo all’Agri-coltura, Alimentazione e Sistemi verdi. Nel giugno 2019, questi ha infatti auspicato una legge regionale dedicata all’apicoltura, per promuovere la produzione e la commercializzazione del miele locale. La Regione Lombardia ha approvato il Programma triennale apistico regionale 2020-2022, che va in questa direzione.
Nell’attesa, noi manerbiesi possiamo aspirare ad avere, un giorno, il nostro paradiso terrestre… per le api, sulle rive del Mella. Come tutti i paradisi, offrirebbe un appiglio di speranza.
Erica Gazzoldi