Gentile Direttore, 

forse noi non ci rendiamo ancora conto che quelli degli anziani pensionati e dei giovani attivi sono sempre più due mondi separati, che fanno fatica ad integrarsi e che sarebbe indispensabile un coinvolgimento generale educativo e legislativo per farli incontrare, non penalizzando più gli “under 40”, che tra l’altro contribuiscono al pagamento delle pensioni agli “over65”. Dopo una vita da delegato CGIL, ho constatato negli anni, sulla pelle dei miei figli,  l’incongruità sindacale della tutela e del garantismo dei già occupati e delle pensioni, l’insufficiente impegno nei confronti dei precari, dei giovani in attesa occupazione e dei lavoratori atipici, provocando un evidente malessere nei nostri ragazzi, che chiedono di essere autonomi e non dipendenti dalle pensioni dei genitori.

Tuttavia, non mi rendevo conto dei veri sentimenti dei 30/40enni verso le nostre generazioni degli ultra 65enni, e non avevo ancora  la sensazione di un così devastante scontro generazionale in atto, pur capendo il malcontento di questi giovani lavoratori, preoccupati per un futuro fatto di pensioni da fame. In questi giorni però mi è caduta una tegola tra capo e collo, frequentando i “social” ed intervenendo nei dibattiti delle chats, spesso vicine al sindacato, dove ho riscontrato che il conflitto di interessi tra generazioni sta portando ad individuare noi garantiti, come profittatori privilegiati, tacciati di sopraffazione, in centinaia di commenti, tutti con termini astiosi, offensivi e di odio viscerale, provocando in me ansia e sconforto.

Non ero preparato a questi contenuti, anche perché noi anziani non abbiamo la responsabilità di fare una vita da “nababbi”, nel mio caso da pensionato al di sotto dei mille euro. 

Che colpe abbiamo noi, infatti, quando  la situazione attuale di crisi occupazionale è dovuta al trasferimento di un mare di capitali dal-l’impresa e dal mondo del lavoro alla “Borsa” e al mondo della Finanza speculativa privata, con un’enorme perdita di investimenti ne-l’impresa, nella ricerca e nell’innovazione?

Navigando per le chats, si incontrano vere esplosioni di rabbia repressa, di rancore sociale, di disprezzo amaro, in commenti come: “Riu-scirete ad estinguervi come sindacato” – “Ben vengano le Brigate antivecchi!

E’ ora di finirla di fare i Bancomat per i nostri padri e zii!” – “Giovani e CGIL nello stesso post. Che faccia tosta!” – “Favorite posizioni di rendita e assurdi privilegi concessi come mancette elettorali” –  “Tranquilli, che i giovani ce li avete tutti contro” – “Bravi, bravi, difendiamo chi prende la pensione a debito, e non chi la paga senza poi averne diritto” – “Abbiamo provato a parlare, senza essere ascoltati, ora vi beccate l’odio che avete generato con la vostra bramosia infinita” – “Una generazione andata in pensione a 45 anni dopo aver lavorato nel settore pubblico col modello retributivo. Intanto i giovani scappano.” – “Senza un bel ricalcolo contributivo, non ci potrà essere pace intergenerazionale” – “Ci vuole un default pensionistico. Senza questo sarà impossibile dare un futuro ai giovani” – “No, vecchi, vi beccate tutto l’odio che riusciamo a creare, se non vorrete toglierci anche quello!” – Anche se non sembra, tali espressioni emanano una strana forma di ostile rassegnazione, e tutto questo non è giusto nei nostri riguardi, proprio perché non ci meritiamo un simile accanimento velenoso, tale da provocare, e parlo per me, una forte delusione e la constatazione di una sconfitta.

Luigi Andoni