L’uso, ma forse sarebbe meglio dire l’abuso, di alcol fra i giovani e gli adolescenti è un fenomeno preoccupante. Anche perché in costante aumento.

Cominciamo col dire che l’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda la totale astensione dal consumo di alcol fino ai 15 anni. Non a caso in Italia c’è una legge ad hoc, che vieta la somministrazione e la vendita di bevande alcoliche ai minori di 18 anni (se è stato necessario fare una legge, significa che c’erano/ci sono molti giovani che bevono alcolici, qualcuno che glieli vende).

Comportamento, questo del bere, che comporta gravi implicazioni non solo in ambito sanitario, ma, data la facilità di associazione con altri comportamenti a rischio (assenze scolastiche, riduzione delle prestazioni scolastiche, aggressività e violenza, oltre alle possibili influenze negative sulle abilità sociali e sullo sviluppo cognitivo ed emotivo) anche psico-sociale.

I dati confermano la tendenza in corso da qualche tempo, cioè un aumento dei (giovani) consumatori di alcol. 

Ma ancora più preoccupanti sono le modalità con le quali i giovani assumono bevande. 

Si tratta sempre più di drink occasionali (44%) e fuori pasto (29,2%). Soprattutto, però, gli alcolici sono sempre più associati allo «sballo» e spesso all’assunzione di sostanze stupefacenti. Cambia, insomma, il modo di bere: diminuisce il consumo di vino, che fino a poco tempo fa in Italia era associato alla tradizione in un contesto familiare, ma aumenta quello dei superalcolici, dei quali spesso si abusa solo nel fine settimana, nei locali notturni. 

Per renderci conto che siamo di fronte a un’emergenza non è necessario scomodare studi e statistiche: basta aprire gli occhi. 

Sabato 8 giugno, ad esempio, ultimo giorno di scuola, verso le 19 siamo passati per caso davanti a una discoteca, dove si sono ritrovati gli studenti di mezza provincia per festeggiare la fine delle lezioni. 

La scena più «normale» che abbiamo visto è questa: giovani e giovanissimi che, «a canna», ancora in strada tracannavano superalcolici come fosse Coca cola. Scene indegne. 

Considerando i fatti pregressi la scelta del sindaco manerbiese Samuele Alghisi, il quale ha deciso di vietare l’alcol in centro il sabato alle 21. 

Una misura che può essere vista certamente come una limitazione della libertà , ma che viene individuata come un tentativo per far sì che i nostri giovani non si rovinino la vita. Oltre ai danni, imfatti, non bisogna dimenticare che recenti studi hanno confermato che i giovani tendano ad assuefarsi allo sballo del sabato sera. 

Secondo parte della popolazione certamente questo provvedimento sarà una manna, ma ci saranno ovviamente delle fasce di esercenti che risentiranno negativamente di tale provve-dimento. Cosa ne penseranno di questa nuova ordinanza del sindaco? E poi, tale soluzione non potrebbe semplicemente comportanre uno spostamento della movida al di fuori del centro storico?

MTM