Sono degli immobili di proprietà demaniale gestiti dall’Anas caratterizzati dal tipico colore rosso pompeano prendendo il nome dai cantonieri, ossia gli operai addetti alla manutenzione delle strade che, per esigenze di servizio, avevo necessità di alloggiare sul luogo di lavoro.

Distribuite su tutte le strade storiche italiane, all’interno delle case cantoniere vengono custoditi mezzi ed attrezzature utilizzate per espletare le operazioni di manutenzione delle strade statali.

Sono in genere affiancate da autorimesse o depositi e fino a qualche decennio fa erano abitate dal cantoniere addetto alla manutenzione del cantone, un tratto lungo 4/5 chilometri. In alcuni casi vengono costruite sul confine fra due cantoni che ospitavano due famiglie.

Nel corso degli anni ottanta del XX secolo per i costi eccessivi, ne sono state dismesse numerose. Successivamente, a seguito del processo di declassamento di numerose strade statali avvenuto nel 2001, ne sono state abbandonate, altre ed alcune sono state semplicemente chiuse, altre ancora sono invece passate agli Enti regionali o provinciali.

Sulla statale 45 BIS del Lago di Garda, sponda bresciana, sono state dismesse sei strade cantoniere: quelle di Roè Volciano, Salò, Toscolano Maderno, Bogliaco, Gargnano e Limone sul Garda. Sulla ss. 45 BIS tra Brescia e Cremona ci sono state case vuote a San Zeno, Bagolo, Mella, Manerbio e Pontevico.

Quella di Manerbio era situata in via Cremona, prima che fosse demolita era adibita a due famiglie: i Decca e i Camisani, La famiglia Decca era compista da Giovanni, la moglie e dieci figli. Il signor Giovanni, il capo cantoniere, era una persona molto seria, piuttosto brusco ma dal cuore tenero, svolgeva il suo lavoro con molta diligenza ed era responsabile del deposito degli attrezzi e dei mezzi meccanici.

Le cose lì si svolgevano quasi come secondo un regolamento militare e quando il capo andò in pensione subentrò come capo il figlio Fausto. Guerini Camisani invece aveva la manutenzione del tronco di strada che arrivava fino al “Pont del Bitulì” e nonostante che fosse un mutilato di guerra della campagna di Russia (aveva avuto un congelamento con annessa amputazione di tutte le dita del piede destro e il dito mignolo della mano sinistra) svolgeva il lavoro normalmente e con passione. Era un tipo molto allegro sempre pronto alle battute, uomo di spirito e amico di tutti. Non c’era ciclista, motociclista, automobilista o camionista che passava senza salutare. Guerino era diventato quasi come un’isti-tuzione, qualcuno la paragonava ad un porta fortuna. Guai se non vedeva Guerino per un saluto e una battuta. Diciamoci la verità: quando c’erano le cantoniere e gli stradì le strade erano più in ordine. 

Piero Viviani