Anni fa, chiesi ad un mio amico il motivo per il quale, di anno in anno, sempre, senza mai saltare un colpo, sottoscriveva l’abbona-mento al Giornale di Brescia. 

M’aspettavo una risposta tipo: «Perché mi piace essere informato su quanto capita nella mia città e nel territorio dove abito», oppure una battuta tipo «Così ho i fogli da mettere in terra quando pitturo la casa». Il mio amico, invece, mi disse: «Compero il giornale per i morti».

Per i morti? 

Sì, confermò: «Appena il giornale è tra le mie mani, vado subito alla pagina dei necrologi per vedere chi è morto»

Che razza di curiosità è mai questa, obiettai: uno si alza al mattino e la prima cosa che fa è controllare i morti…

E lui: «Non è curiosità, o almeno non solo. Sapere chi è morto è anche una sorta di dovere: pensa se morisse uno che conosci e non lo sai… 

Sono sicuro che ci rimarresti male…».

Al momento non capii del tutto, o almeno non detti importanza alle parole del mio amico. 

Col passare del tempo, però, cambiai idea: mi resi conto che, nella società in cui viviamo, è importante anche sapere chi muore, perché ci sono dei «riti» che, piaccia o no, vanno fatti.

Col passare degli anni mi sono poi reso conto che devono essere in tanti a pensarla come me. 

I necrologi, infatti, hanno preso piede anche su altri giornali e quotidiani locali, e non solo sul Giornale di Brescia, che all’inizio aveva il monopolio di questa particolare informazione.

Anzi, oltre ai testi (che, detto per inciso, costano un occhio della testa), sui giornali hanno pure iniziato a mettere le foro dei cari estinti.

L’avvento della tecnologia ha poi consentito una sorta di salto di qualità: in molti Comuni, infatti, tramite Facebook o qualcosa del genere sono stati creati siti ad hoc, dove qualcuno si prende quotidianamente la briga di segnalare il nome delle persone che se ne vanno.

Il Coronavirus ha poi implementato questa pratica: sono molti infatti i siti che, nei mesi del lockdown, hanno dato conto quotidianamente della situazione. 

A giudicare dal numero dei contatti, pare si tratti di un «servizio» che piace, e comunque che alla gente interessa. 

Segno che il mio amico, tanti anni fa, aveva visto giusto.

Queste considerazioni ci sono venute alla mente trovando, sul sito del Comune di Manerbio, la «Bacheca Defunti», uno spazio ad hoc dove, oltre al messaggio dell’amministrazione comunale («L’Amministrazione esprime il proprio cordoglio nei confronti della famiglia dei concittadini scomparsi e rinnova la propria vicinanza a quanti sono stati colpiti dal lutto») ci sono, uno dietro l’altro, in ordine cronologico, i manifesti mortuari, con relativa foto, di coloro che se ne sono andati.

Secondo il mio amico, e pure secondo noi, è una bella iniziativa.

Gabriele Fiore