Egregio Direttore, in questi giorni di lunga permanenza in casa ho ripensato spesso al mio maestro di scuola elementare ed alla mia infanzia. Dopo settant’anni da quando, scolaro, frequentavo le classi elementari, posso confermare che avevo un maestro straordinario, un padre per tutti noi, perché ci voleva veramente bene. Sento ora più che mai il desiderio di ricordarlo e di ringraziarlo, facendolo rivivere con queste poche e semplici righe, convinto come sono che, vedendole scritte da un ex discolo come me, ne sarebbe andato fiero e si sarebbe commosso, rammentando la testa dura che mi ritrovavo in quei tempi. Ci sarebbe tanto da scrivere e forse potrei mettere la cornice all’elenco dei suoi validi “insegnamenti” donati a tutti i suoi numerosi scolari, ma so che non sarebbe cosa a lui gradita per la sua innata modestia. Ci ha insegnato tanto, al punto che mi è difficile spiegare e soprattutto descrivere le sue lezioni di vita. Nell’aprile 1984 moriva a Verolanuova il mio grande maestro Giuseppe Redana, un insegnante convinto, appassionato e didatticamente molto preparato. Sono passati ben trentasei anni, ma il suo ricordo e la mia riconoscenza sono rimasti indelebilmente impressi nel mio animo: per come ero io allora, gli devo moltissimo. Se n’è andato in silenzio, senza clamore. Proprio così: “è partito” in fretta, senza che tanti dei suoi “ex piccoli alunni” avessero la possibilità di salutarlo un’ultima volta. Ho di lui un ricordo piacevolmente sereno: era profondo nelle sue lezioni, pacato al punto che non l’ho mai visto lasciarsi andare o perdere la pazienza, eppure con noi ce ne voleva tanta. Era contenuto e prudente, non alzava mai la voce e per richiamare l’attenzione batteva con delicatezza le sue nocche sulla nostra testa: bastava quello per riportarci all’attenzione. Queste sue caratteristiche lo rendevano autorevole di fronte a noi, era un esempio da imitare, un riferimento per me e per tantissimi suoi allievi. Grazie, mio maestro, sarai sempre nei miei ricordi più belli. Una sua dote era anche quella di responsabilizzare e coinvolgere tutti gli alunni, dando piccole responsabilità, come cancellare la lavagna, scrivere i commenti delle spiegazioni del libro, leggendole poi a tutti. Tutto ciò creava un simpatico ambiente con un bellissimo feeling. Ricordo molto bene una gita, perché mi è rimasta molto impressa. Era la visita patriottica a S. Martino e Solferino a cui al momento dell’iscrizione non avevo potuto aderire per mancanza di quei pochi soldi richiesti: mia mamma non disponeva del necessario e la risposta non poteva che essere negativa. Il maestro allora mi prese in disparte e mi disse che era tutto a posto e che potevo e dovevo partecipare alla gita. Un cuore grande. Me lo vedo ancora accanto quando ci insegnava a costruire gli aquiloni colorati con pezzi di recupero, e a scegliere il vento giusto per farli volare nelle ariose giornate di primavera. Pur essendo un po’ refrattari, sapeva darci anche tante soddisfazioni, con qualche buon voto di incoraggiamento, qua e là, aprendo le porte al sorriso sul volto di tante piccole ma irrequiete piccole pesti. 

Luigi Andoni