La gita a Piamborno è un bellissimo ricordo indimenticabile, fatta con i miei grandi amici Franco Mor, Piero Cavalli, Guglielmo Mainetti, Piero Caniggia e Gianni Filippini, il famoso pasticciere.

Ma quanto ci siamo divertiti! Come nasce l’idea di fare la gita? Tutto incomincia dopo aver conosciuto Lucia e Graziella, cugine di Silvana Bignotti che abitavano a Piamborno e venivano a Manerbio a fare le vacanze da Silvana e ci si frequentava. 

Era nata una bella amicizia. Una sera che eravamo in riunione al club del gufo, Guglielmo espose il pensiero: “perché non facciamo una bella gita in bici? Andiamo a Piamborno a trovare le nostre amiche?”

L’idea fu accolta positivamente e ci mettemmo all’opera. Certo oggi mi vien da ridere a pensare a come eravamo vestiti ed attrezzati solo con le nostre bici normali. Non esistevano tute e le scarpe da ginnastica ma tutto casual, normal, casareccio, con la valigetta con le cose necessarie legata al portapacchi installato sulla bici e via! Il viaggio è stato lungo e faticoso ma Gianni Filippini, che ad ogni fermata raccontava una barzelletta, l’ha reso breve e molto divertente. 

Arrivati a Piamborno andammo subito a casa delle ragazze. L’accoglienza fu molto cordiale e festosa: ci hanno rifocillato, accompagnato e assegnato l’alloggio. Quel luogo era il fienile nella stalla delle mucche, dove ci siamo subito preparati “la spaiadà”, ossia il letto per la notte.

C’era una stanza che comunicava con la stalla che chiamavamo “la malga” dove facevano i formaggi, formagelle nostrane e burro. La stanza era corredata da una stufa ed era diventata la nostra cucina e sala da pranzo. Al mattino, quando mungevano le vacche, ci regalavano latte per la prima colazione, burro e formaggi e il nostro Gianni, da pasticciere promosso a cuoco, si dilettava a preparare dei manicaretti molto gustosi e molto casarecci e nessuno si è mai lamentato. Tutto quello che passava in convento andava bene perché l’aperitivo non mancava mai. Gianni ci teneva in riga ed eravamo diventati come una famiglia. E’ stata una bellissima esperienza di vita tra amici. Oltre a mangiare ottimi formaggi ci sono stati offerti anche pranzi e cene per merito dell’abilità di Franco e Piero. 

Una mattina dopo colazione Mor e Cavalli ci dicono che vanno a fare quattro passi in paese. Passano un’ora, due, tre e non si vedono rientrare.

Allora, preoccupandoci, abbiamo chiamato Caniggia, grande amico di Graziella e Lucia (per la quale io avevo una simpatia) e siamo andati a chiedere loro se avessero visto qualcosa.

Siamo a discutere e li vedevamo spuntare tutti sorridenti e tranquilli, noi ansiosi e preoccupati. Ci tranquillizziamo e venimmo a conoscenza di alcune belle novità. 

Sin da quel momento, il giorno dopo e quelli successivi, saremmo stati ospitati sia a pranzo che a cena da due sorelle. Come mai? Ecco svelato il mistero.  

Franco Mor e Piero Cavalli erano sarti (sartur) e parlando con Lucia e Graziella vengono a sapere che il papà e il fratello avevano la stoffa per farsi confezionare i vestiti e loro si erano offerti subito di realizzarli. Vi dirò di più. 

Con il ritaglio di stoffa avanzata Cavalli confezionò un paio di pantaloncini per ragazzo e la cosa fu molto apprezzata da tutta la famiglia. 

Voglio raccontarvi della prima notte nel fienile nella stalla. Nessuno di noi aveva portato una coperta ma ne avevamo trovata una lì e l’abbiamo presa, di modo da essere, seppur tutti rannicchiati, un po’ più al caldo. Addormentatici, dopo poco sentimmo delle voci e vedemmo accendersi delle luci: era il mandriano (al malghes) con il veterinario che veniva verso di noi chiedendo, dispiacendosi, di tornargli la coperta: serviva ad una mucca che doveva partorire. Così, un po’ assonnati e infreddoliti, abbiamo assistito per la prima volta alla nascita di un vitello. Anche questa, sommata alle altre, è stata una bella esperienza ed ha trasformato il viaggio in una bellissima avventura. L’ultima settimana fu veramente indimenticabile per la generosità e l’amicizia di quella famiglia. Credetemi, mentre scrivo mi assale un po’ di malinconia pensando ai miei amici che purtroppo sono scomparsi, ma questa è la vita. Mi ricordo quando c’eravamo tutti e ci radunavamo per una cena o per una gita. Scherzando, a volte dicevamo di essere la compagnia del fil del fer ma al bisogno eravamo sempre presenti e ci stimavamo e volevamo bene. Vorrei dire a tutte le compagnie di amici: “stimatevi e vogliatevi bene che non costa niente e vi da molto!” e, come diceva quel tale: “nella vita non si vive di solo pane ma anche di polenta!”.  

Piero Viviani