Questo racconto si prefigge lo scopo di ricordare e valorizzare le “botteghe storiche”, le più antiche tradizioni commerciali, elemento fondamentale della cultura del nostro paese, della nostra realtà d’un tempo sulla quale si basava parte della nostra identità imprenditoriale.  

L’emporio Chincaglieria di Maria Zambelli, coadiuvata dal marito Dante e dal figlio Federico, si trovava in piazza Italia dove c’erano una volta le poste italiane.

Aprì i battenti negli anni ’20 e rimase aperto fino agli inizi degli anni sessanta. 

La vetrina divenne una sorta di scena in cui poter cogliere con un colpo d’occhio le qualità degli oggetti che debbono essere viste e notate dai passanti sempre più frettolosi. 

Le mostre e le vetrine tendevano ad occupate il piano terra e a estendersi quanto più possibile sul fonte strada (come nell’immagine).  

Nel negozio trovavi di tutto: posate, piatti, zuppiere, bicchieri, padelle di ogni misura, pignatte, fornelle e paioli per il bucato, scaldaletto (la monega), toilet do ferro con catino e brocca anche smaltate in terracotta o ceramica; tutto dipendeva dal budget che si aveva. 

C’erano anche tinozze di tutte le misure, zappe, badili, rastretti. bottiglie di ogni misura, tappeti, tende, piastre per costruire stufe con mattoni refrattari, scale in legno, quadri sacri cje regalavano agli sposi e che poi venivano appesi sulle pareti della camera matrimoniale, stivali in gomma, misurini per il latte da un quarto di litro in alluminio, podech, sogaret, roncae, rasighì, lampade a olio o petrolio, secchi in ferro o d’alluminio o di rame, carriole, mestoli, catene per camonetto, brestolere per la polenta tagliata a fette e tanta roba di ferramenta.

Oltre tutto questo era previsto anche il noleggio del servizio completo di stoviglie per sposalizi, battestimi, comunioni e cresime. 

Maria aveva il pony express per le consegne con il carretto e l’asinello ed era conosciuto con il soprannome di “Gion del caret”, Giovanni col carretto. 

Le ceste in vimini intrecciato che usava per il trasporto delle stoviglie delicate erano imbottite per evitare delle rotture. 

Piero Viviani