«Delle mie opere, quella che mi piace di più è la Casa che ho fatto costruire a Milano per accogliervi i vecchi artisti di canto non favoriti dalla fortuna, o che non possedettero da giovani la virtù del risparmio.

Poveri e cari compagni della mia vita».

Così scriveva il compositore Giuseppe Verdi all’amico Claudio Monteverde, a proposito di Casa Verdi, una casa di riposo per cantanti e musicisti, che abbiano compiuto 65 anni di età, fondata dal Genio (come lo chiamava la sua compagna Giuseppina Strepponi) nel 1899 e situata a Milano, in piazza Buonarroti 29.

La Casa è di proprietà della Casa di Riposo per Musicisti -Fondazione Giuseppe Verdi, alla quale il Maestro ne fece dono prima della morte.

Vale la pena di ricordare che, pur avendo un caratteraccio (spesso e volentieri bistrattava i cantanti delle sue opere), Verdi aveva un cuore grande così: basti dire che, non lontano dalla sua tenuta di Villanuova sulla Arda, aveva già fatto realizzare, naturalmente a spese sue, un ospedale attrezzato per la popolazione locale.

Diede poi inizio ad un vero e proprio progetto filantropico: una casa di riposo per cantanti e musicisti che si trovassero in condizioni disagiate.

La costruzione iniziò nel 1896, anche se Verdi e la moglie Giuseppina incontrarono diverse volte l’architetto per rivedere insieme il progetto e migliorarlo sempre più.

Nel 1895 Verdi fece testamento e stabilì che i proventi delle sue opere sarebbero serviti per pagare l’erezione della casa dopo la sua morte. La struttura venne completata nel 1899, ma, per non apparire vanaglorioso, Verdi non volle che alcun musicista vi mettesse piede sino al giorno della sua morte, avvenuta nel 1901. 

I primi ospiti, infatti, giunsero nella struttura il 10 ottobre 1902: da allora Casa Verdi ha accolto circa mille artisti negli ultimi anni della loro vita.

V’è da ricordare che, se tutto è partito dalla generosità di Giuseppe Verdi, questa struttura ha poi continuato a funzionare anche grazie alle donazioni (altrettante generose) di altri personaggi e musicisti famosi, come ad esempio il grande direttore Arturo Toscanini (i nomi dei benefattori sono segnati su una lastra di marmo all’interno della stessa casa di riposo.

Ci è venuto alla mente questo particolare, quando abbiamo letto di Alba Grainer, una signora di Manerbio, che ha lasciato 50.000 euro alla casa di riposo e la sua casa alla parrocchia.  

Classe 1916, madre casalinga e padre mediatore di cavalli, Alba ha sempre vissuto a Manerbio, costruendo, evidentemente, un legame non di facciata, ma di sostanza. 

Queste donazioni, che le rendono onore, sono sicuramente frutto della buona relazione che la donna ha avuto con Manerbio e i suoi concittadini. 

Oltre che, va da sé, di un animo sensibile, come non ce ne sono molti. 

Perché, se è vero che i grandi gesti di generosità non sono nuovi (quello che abbiamo ricordato risale a Giuseppe Verdi), è anche vero l’altruismo è merce rara. 

MTM