Egregio Direttore, siamo finiti in un mondo che rifiuta inesorabilmente la presenza degli anziani pensionati e, più o meno consapevolmente, li spinge sempre più ai margini della convivenza civile. Per accettarli alla pari, si pretende che tutti i nostri “vecchi” siano in grado di eseguire comunicazioni elettroniche e si presentassero quindi tecnologicamente avanzati, navigando disinvoltamente in Internet, come dei ragazzini “smanettoni’. La verità è che l’anziano, invece, rimane bloccato davanti all’uso del PC richiesto da enti e amministrazioni.  Gli esempi non mancano, dal complicato rinnovo delle esenzioni del ticket sanitario, alle difficoltà poste dall’I.N.P.S. per rilasciare la Certificazione Unica (ex CUD), scaricabile con lo SPID. Per non parlare di tutti i dati sanitari personali che, anche per l’anziano, sono nel FSE, leggi fascicolo sanitario elettronico, difficilmente accessibile. Perfino i Bandi e i Bonus di Assistenza, per venire incontro alle difficoltà di giovani e meno giovani con l’attuale crisi economica, richiedono l’ingresso in Internet tramite SPID/CIE, ma la lista degli intoppi burocratico/elettronici per la “terza età” potrebbe continuare a lungo. Contemporaneamente l’ISTAT ci descrive ogni giorno di più come un paese di anziani, dato che l’aspettativa di vita fortunatamente si alza sempre più. Ma quei signori che ci governano non lo sanno questo? O è l’ennesima conferma che la nostra è una classe di politici che guarda solo a sé stessa e non è interessata minimamente a coloro che l’hanno eletta? Ma è molto difficile da capire che la grande maggioranza degli anziani non possiede il computer e che moltissimi tra loro non hanno a disposizione nemmeno un misero smartphone? Allora come la mettiamo? Andiamo sempre avanti così, emarginando questa grande fetta di cittadini e ignorando i loro problemi di comunicazione? Già ci aveva provato qualche politico, durante la fase critica della pandemia, quando dichiarava impunemente che, sebbene ogni vittima fosse fonte di dolore, si dovesse tener conto del fatto che la quasi totalità dei decessi fossero pazienti molto anziani. Nuova soluzione finale della questione vecchiaia, dunque? Se proprio intravediamo ciò nel nostro futuro, a questo punto, tagliando la testa al toro, converrebbe essere perfino più drastici: costruire dei ghetti dove rinchiudere gli anziani, attendendo pazientemente il loro passaggio a miglior vita, escludendoli in tal modo definitivamente da ogni contatto con la comunità civile.

Luigi Andoni e altri anziani